(Federica Cannas) – Nel Mar dei Caraibi è tornato il rumore cupo delle portaerei statunitensi. Nelle ultime settimane Washington ha dispiegato un gruppo d’attacco navale guidato dalla USS Gerald R. Ford, ha intensificato le operazioni speciali nel quadrante venezuelano e ha autorizzato azioni coperte della CIA contro obiettivi legati al governo di Nicolás Maduro. Tutto questo viene presentato come lotta contro il narcotraffico. La narrazione ufficiale è: sicurezza nazionale, fentanyl, organizzazioni criminali transnazionali.
Dietro questa semplificazione si intravede però un quadro più denso. La maggior parte del fentanyl che giunge negli Stati Uniti passa attraverso l’asse Pacifico-Messico. Le rotte caraibiche, pur esistenti, non giustificano la presenza di gruppi d’attacco navali completi, incursioni militari multi-teatro. I movimenti statunitensi nel quadrante caraibico sono un messaggio politico. Non solo verso Caracas ma verso tutti gli attori regionali che tentano di sottrarsi all’ombrello atlantico.
Il gesto di Donald Trump ricorda la vecchia logica dell’emergenza permanente. Trasformare la frontiera amministrativa tra narcotraffico e minaccia strategica in una zona grigia e manipolabile. Maduro definisce tutto questo come una guerra ibrida mascherata da operazione antidroga. Lo fa difendendo il proprio potere, certo, ma la domanda resta. Perché dispiegare questo livello di potenza navale nel cuore dei Caraibi, invece che nel Golfo del Messico, o lungo le coste pacifiche, dove i flussi sono più consistenti?
L’imperialismo non è mai lineare. Sa mutare. Gli Stati Uniti inviano navi da Trinidad e Tobago, esercitano pressione diplomatica su altri paesi caraibici, consolidano rapporti con Repubblica Dominicana, mentre il Venezuela aumenta le proprie truppe a ridosso delle coste. E nel frattempo Gustavo Petro, in Colombia, ridisegna la strategia regionale su energia, estrattivismo, conversione produttiva, pace interna. Un presidente che non vuole essere gregario. Gli Stati Uniti guardano a Petro con interesse, ma anche con diffidenza. Washington ha bisogno di tenerlo dentro il quadro. Non è un caso che la retorica bellica contro il Venezuela, sebbene formalmente motivata dal narcotraffico, si collochi esattamente nel punto geografico più vicino alla Colombia.
Non è il Venezuela isolato a essere l’obiettivo. È l’intero asse di indipendenza latinoamericana — quella nuova, che dialoga con l’Europa e non si fa dettare l’agenda da Washington — a rappresentare il bersaglio simbolico.
Questo è il punto che in Occidente si evita quasi sempre di formulare in modo esplicito. L’idea cardine è semplice. Gli Stati Uniti ribadiscono che il proprio cortile di casa non è negoziabile. Non c’è alternativa all’ordine euro-atlantico. Tutto ciò che non aderisce pienamente a questa architettura viene immediatamente classificato come rischio.
Il linguaggio è lo stesso degli anni Cinquanta e Sessanta. Cambiano solo i nomi, gli attori, gli strumenti. A un secolo di distanza si riformula lo stesso paradigma. Si utilizzano parole diverse per legittimare lo stesso principio: l’America Latina non deve diventare un luogo di modelli autonomi. Non deve produrre politica che esca dall’orbita. E infatti il narcotraffico non è solo narcotraffico, è la parola perfetta per creare consenso interno negli Stati Uniti. È l’etichetta che nessuno oserà contestare pubblicamente perché evoca sempre una minaccia reale.
L’America Latina è di nuovo un territorio strategico globale. Cina e Russia hanno aumentato la propria presenza economica negli ultimi dieci anni. La Cina ha investito in infrastrutture portuali, energia, telecomunicazioni. Le sue banche sono diventate centrali nel credito pubblico latinoamericano.
Il mondo multipolare non è più uno slogan, é una realtà.
Gli Stati Uniti, che oggi oscillano tra neo-isolazionismo interno e volontà di leadership globale, non accettano che questo multipolarismo si radichi nel proprio emisfero. Il dispiegamento nel Mar dei Caraibi non è quindi un fatto locale. È un episodio di una battaglia molto più grande. Serve a inviare un messaggio globale. Il multipolarismo può essere tollerato altrove, ma non tra Florida e Sudamerica. Questo non è un gioco senza conseguenze.
Il rischio più evidente è l’escalation non controllata. Le operazioni coperte della CIA non terminano nel perimetro navale. La storia ci ha già mostrato cosa accade quando una guerra ibrida tenta di diventare chirurgica. Il limite tra operazione segreta e incidente diplomatico è fragilissimo.
Il secondo rischio è la destabilizzazione economica della regione. Ogni crisi geopolitica nella fascia caraibica incide immediatamente sui noli marittimi, sulle assicurazioni marittime, sul costo del trasporto petrolifero. Questo impatta i Caraibi, il Venezuela, la Colombia, ma anche il Golfo del Messico e il commercio intercontinentale.
Il terzo rischio è la polarizzazione politica interna nei paesi caraibici. Quando Trinidad e Tobago ospita navi statunitensi non può farlo senza pagare un prezzo interno. La popolazione reagisce. La regione percepisce. Il fronte interno si divide.
Il discorso sulla lotta al narcotraffico è solo una parte del quadro. Il tema vero è che gli Stati Uniti non vogliono che l’America Latina sviluppi modelli indipendenti, né in politica estera né nei rapporti con la Cina. Non vogliono un nuovo asse Caracas-Brasilia-Bogotá capace di agire fuori dalla supervisione atlantica. Non vogliono una regione che negozia da sola su energia, estrazione mineraria, porti, nuovi corridoi logistici. E non vogliono, soprattutto, che i Caraibi diventino territorio geopolitico neutro, cioè spazio condiviso.
La libertà della regione caraibica non è mai stata accettata davvero dall’ordine statunitense. La regione è il vero profilo marittimo del nuovo multipolarismo. E gli Stati Uniti lo sanno. Per questo la loro presenza navale è così imponente. Per questo operazioni coperte CIA diventano improvvisamente dichiarabili. Per questo la narrazione sulla sicurezza prende il posto della narrazione diplomatica. Perché chi perde il controllo del mare perde il controllo della storia.



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