(Federica Cannas) – In Colombia a Santa Marta il 9 e il 10 novembre 2025 si tiene la quarta edizione della cumbre tra la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños e l’Unione Europea.
L’incontro diventa il luogo simbolico in cui l’America Latina si presenta come parte attiva nella definizione del proprio posizionamento internazionale. La sede non è neutra. È la Colombia di Gustavo Petro. È il momento in cui una presidenza pro tempore può dimostrare che la regione non è più solo l’oggetto geopolitico tra Washington Pechino e Bruxelles ma un soggetto politico autonomo.
Sono 33 gli Stati latinoamericani e caraibici e 27 quelli europei coinvolti. Insieme rappresentano più di un miliardo di persone e circa un quinto dell’economia mondiale. Una cifra che rende questo il tavolo politico più ampio tra Europa e America Latina.
La copresidenza è affidata a Gustavo Petro e António Costa. La Commissione Europea è rappresentata ai massimi livelli istituzionali segno di un formato politico pieno.
La posta politica è molto concreta.
Brasile Cile Uruguay che oggi esprimono governi progressisti e riformisti sono tre tasselli strategici in questa transizione. Il campo progressista latinoamericano non è più un episodio ciclico.
Lula in Brasile ha rilanciato l’idea di Sud globale come attore politico. Boric in Cile lavora su convergenza climatica giustizia ambientale e nuova industria. Il Frente Amplio uruguaiano resta una scuola politica riconosciuta a livello internazionale. Questo dato non è ideologico è geopolitico. Ed è proprio questa costellazione che oggi modifica il rapporto con l’Europa.
E proprio su questo punto Lula ha ricordato l’identità politica condivisa tra Sud America ed Europa. “La CELAC e l’Unione Europea condividono valori democratici e l’impegno per il multilateralismo. Siamo una regione di pace e vogliamo continuare ad esserlo. Garantire sicurezza è dovere dello Stato e diritto fondamentale di ogni cittadina e cittadino.”
Che dal canto suo ha definito questo vertice una priorità strategica per la politica estera europea 2025. Non perché improvvisamente abbia scoperto l’America Latina. Ma perché l’Europa sa di non poter competere sul terreno africano come una volta e ha bisogno di partner con stabilità istituzionale ricchezza minerale ed energetica e capacità industriale emergente.
Litio rame terre rare idrogeno verde biocarburanti avanzati. La maggior parte delle catene critiche della transizione climatica passano per l’America Latina.
Oggi la scena si è capovolta. Non è più un’Europa che arriva come benefattrice a portare aiuto. È l’America Latina che avanza con idee precise costruisce progetti definisce condizioni propone scambi alla pari. L’iniziativa non è più unidirezionale. È il Sud del mondo che mette sul tavolo visione e contenuti e chiede all’Europa di misurarsi senza paternalismi.
E dentro a questo nuovo quadro la Spagna arriva con un vantaggio reale. Madrid ha costruito più interlocuzione diretta negli ultimi anni con governi latinoamericani rispetto ad altri esecutivi europei.
E lo stesso Pedro Sánchez ha sottolineato qui a Santa Marta la qualità speciale di questo legame storico tra Madrid e la regione. “La Spagna è e continuerà a essere al fianco dell’America Latina e dei Caraibi. Riteniamo che rafforzare l’alleanza UE CELAC sia fondamentale per la stabilità e la prosperità su entrambe le sponde dell’Atlantico.”
Petro vuole uscire dal paradigma “Colombia uguale narcotraffico e frontiera militare del Nord”. Intende spostare la Colombia dentro l’agenda globale come Stato guida sulla transizione sulla pace territoriale sull’abbandono dei modelli estrattivi classici.
Nel suo intervento ha voluto ricordare che l’identità latinoamericana non è solo politica ma è una forma diversa di concepire vita e sviluppo. “Possiamo essere un faro nel mondo non per dominare ma per dialogare. In America Latina portiamo il sangue dell’intero pianeta. Per questo parliamo con tutti, balliamo con tutti, comprendiamo la differenza. Il caffè e il cacao le nostre mani non sono merci, sono vita. Santa Marta è il cuore del mondo e pulsa, ricordandoci che la priorità non è il mercato, è la vita stessa.”
La Cumbre di Santa Marta è questo.
Se usciranno grandi dichiarazioni di rottura o no è irrilevante. Ciò che conta è che per la prima volta il luogo della discussione non è Bruxelles è Santa Marta. E questo sposta l’asse. Questo dice chi sta guidando il gioco. La politica estera a volte si misura anche così dal luogo in cui si ospita il confronto. E oggi è la Colombia che ospita.
Significa che la geografia simbolica del dialogo passa per la capacità delle democrazie latinoamericane di assumersi la responsabilità di definire e guidare l’agenda. Perché poter convocare il mondo significa riconoscersi come pari tra pari nella definizione delle priorità.
E questo per l’America Latina è già un fatto storico.



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