IL COMMENTO/ Corruzione e guerra, il doppio fronte che indebolisce Kiev


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L’Ucraina entra nel cuore dell’inverno più difficile dall’inizio dell’invasione russa con due fronti aperti che rischiano di convergere in un’unica crisi politica e militare: la pressione sempre più intensa dell’esercito di Mosca e uno scandalo di corruzione che mina dall’interno la credibilità e l’autorità del presidente Volodymyr Zelensky. Due linee di faglia che, sommate, indeboliscono la capacità del Paese di resistere a un conflitto ormai logorante e di ottenere il sostegno necessario dagli alleati occidentali.

Sul campo, la situazione è tornata a pendere decisamente verso la Russia. Gli attacchi delle ultime notti su Kiev — con condomini incendiati, infrastrutture energetiche colpite e il sistema di riscaldamento cittadino messo in crisi — mostrano un Cremlino che non solo mantiene l’iniziativa militare ma riesce a infliggere danni mirati alla resilienza civile ucraina. Nel Donbass, la battaglia per Pokrovsk e Myrnohrad appare sempre più compromessa: due roccaforti simboliche che, se perdute, offrirebbero a Mosca non soltanto un vantaggio tattico, ma una vittoria psicologica capace di pesare nei futuri equilibri diplomatici.

Zelensky, pur non escludendo un ritiro, lascia la decisione ai comandanti sul campo. Una scelta che racconta la delicatezza del momento: insistere rischia di replicare gli errori di Bakhmut e Avdiivka, con perdite altissime per guadagni minimi; arretrare significherebbe però ammettere un peggioramento del quadro militare e concedere a Mosca una narrativa favorevole, soprattutto nel dialogo indiretto con Washington e con l’amministrazione Trump.

Ma è la crisi interna a rendere l’Ucraina più fragile di quanto Zelensky possa permettersi. Lo scandalo esploso attorno a Energoatom — un sistema di tangenti stimato in circa 100 milioni di dollari, con perquisizioni in 70 località e arresti eccellenti — è una bomba politica che deflagra nel punto più vulnerabile del Paese: il settore energetico, già devastato dai bombardamenti russi. L’indagine coinvolge figure vicine al presidente, compreso Timur Mindich, suo socio d’affari ai tempi della piattaforma Kvartal 95, fuggito all’estero alla vigilia degli arresti.

Il danno reputazionale è doppio. Sul fronte interno, la popolazione assiste all’ennesimo caso di arricchimento illecito mentre vive tra blackout quotidiani, riscaldamento intermittente e città ridotte al buio dal fuoco russo. Una miscela che alimenta sfiducia, frustrazione e senso di abbandono: esattamente ciò che Mosca spera di ottenere con la sua strategia di logoramento.

Sul fronte internazionale, lo scandalo rischia di frenare la volontà politica — già debole — degli alleati europei di finanziare il “prestito di riparazione” da 140 miliardi di euro basato sugli asset russi congelati. Bruxelles vacilla, divisa tra urgenza strategica e timori sulla capacità di Kiev di gestire somme ingenti senza che finiscano risucchiate nei meccanismi della corruzione. Una preoccupazione che assume un peso politico reale proprio mentre Zelensky cerca di mantenere aperta la strada per l’ingresso nell’Unione Europea.

Il presidente, salito al potere nel 2019 promettendo di ripulire il Paese dalle élite corrotte, si ritrova ora schiacciato tra un’offensiva militare russa che avanza e un’offensiva giudiziaria interna che coinvolge la sua cerchia. La difesa del fronte est e la difesa della sua immagine politica si intrecciano, alimentando una percezione di debolezza che il Cremlino non esiterà a sfruttare.

In questo quadro, l’Ucraina appare sospesa tra un inverno militare e un inverno politico. La guerra prosegue, ma la coesione interna vacilla; gli attacchi russi non rallentano, ma la fiducia pubblica si incrina; gli alleati promettono sostegno, ma esitano davanti a un sistema che continua a mostrare fratture profonde.

La somma di questi fattori produce un paradosso amaro: Kiev non è mai stata così bisognosa di aiuto, eppure non è mai apparsa così vulnerabile agli occhi dei suoi stessi partner. In un conflitto in cui la percezione della forza è quasi importante quanto la forza stessa, corruzione e guerra sono diventate i due fronti di un’unica offensiva che Zelensky dovrà riuscire a contenere contemporaneamente — o rischiare di perdere terreno su entrambi.


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