Quando si cresce in un paese come il Libano, instabile, imprevedibile, dove la guerra non è mai davvero finita, non si impara solo a sopravvivere. Si impara a vivere più intensamente. Ogni amore diventa un’urgenza, ogni viaggio un respiro strappato al destino, ogni studio, ogni lavoro un atto di resistenza. E ogni orrore lascia segni indelebili, anche quando si crede di esserne ormai abituati. Si paga spesso il prezzo più tardi. Nella fatica profonda, nell’esaurimento morale. In quelle sere in cui il corpo dice “basta” e l’anima, lei, crolla dolcemente perché ha portato troppo, per troppo tempo. Non sono fragile. Sono solo stanca, perché ho sopravvissuto all’orrore e perché continuo a vivere nonostante tutto.
Di Myrna Naoum-Ghazieff, 3 dicembre 2025
Due giorni. Solo due giorni.
Il Papa è venuto. Il Libano ha sperato. Un respiro sospeso. Una tregua rubata al caos.
Le strade, i volti, i cuori… tutto ha vibrato. Tutto ha sperato.
Poi è partito.
Appena il suo aereo è decollato, il cielo si è riempito di droni. Le ombre si allungavano, la paura strisciava. La speranza è crollata. Bruscamente, gelidamente. Tutto è tornato come prima. Tutto è ripreso come se quel respiro di speranza non fosse mai esistito.
Come se le nostre speranze fossero ridicole, i nostri gridi inudibili come sussurri perduti nell’indifferenza del mondo, le nostre vite usa e getta.
Sono stanca.
Stanca di un paese che sanguina da sempre.
Stanca di vedere il mondo applaudire gesti simbolici, mentre le bombe cadono e l’ingiustizia si insedia, forse per sempre.
Stanca di un paese che impone di vivere intensamente, che non lascia tregua, che ti insegna ad amare, a lavorare, a sperare, come se tutto dovesse essere vissuto cento volte più intensamente per compensare l’assurdità della guerra. Forse.
Ma continuo. Continuiamo, perché respirare è resistere, perché bisogna farlo, perché non possiamo abbandonare la vita, anche quando tutto intorno a noi brucia.
Perché ogni respiro d’aria, ogni sorriso, ogni momento di luce è una piccola vittoria contro la follia.
E perché, nonostante tutto, voglio che il Libano esista in un modo diverso da ombre sorvolate dai droni. Perché vivere, anche se stanchi, anche se feriti, è comunque un atto di coraggio che nessuno può toglierci.



e poi