La guerra in Sudan coinvolge anche l’Etiopia: il ruolo degli Emirati Arabi nel conflitto regionale


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Il conflitto in Sudan, iniziato nell’aprile 2023, continua a provocare una devastazione immane, alimentando un conflitto civile che ha già causato oltre 40.000 vittime e costretto più di 12 milioni di persone a lasciare le proprie case. La situazione è ulteriormente peggiorata dopo la conquista della città di El Fasher, nel Darfur settentrionale, da parte delle Forze di supporto rapido (RSF), un’operazione che ha portato alla denuncia di violazioni dei diritti umani e atrocità, suscitando preoccupazioni internazionali.

Al centro delle accuse c’è il ruolo degli Emirati Arabi Uniti, accusati di fornire un sostegno logistico, finanziario e militare al generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemeti, leader delle RSF. Nonostante le smentite ufficiali di Abu Dhabi, diverse indagini delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali hanno evidenziato l’esistenza di un consolidato network di alleanze regionali, che coinvolge anche gruppi ribelli del Ciad e il generale libico Khalifa Haftar, con snodi logisitici in Somalia e Somaliland, e alimentato dai ricavi dell’estrazione dell’oro nel Darfur.

Un nuovo e inquietante capitolo si sta ora scrivendo, con l’apparente coinvolgimento dell’Etiopia, che rischia di trasformare la crisi sudanese in un conflitto regionale di portata maggiore. Secondo fonti sudanesi, il governo etiope avrebbe consentito l’apertura di un campo di addestramento per le RSF e i mercenari stranieri affiliati, provenienti da Paesi come Colombia, Sud Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana. Il campo si troverebbe nell’est dell’Etiopia, vicino al confine sudanese, nella regione del Nilo Azzurro.

Fonti anonime hanno inoltre riferito che le autorità etiope, in coordinamento con le RSF e i loro sostenitori emiratini, stanno lavorando per creare una rete di rifornimenti militari, tra cui veicoli da combattimento e sistemi d’artiglieria, che transita attraverso la città etiope di Assosa, al confine con il Sudan. Inoltre, l’Etiopia sembra avere instaurato un coordinamento d’intelligence con le forze armate sudanesi e il Movimento di liberazione del popolo del Sudan-Nord (SPLM-N), particolarmente attivo nella regione del Nilo Azzurro.

Il coinvolgimento diretto dell’Etiopia nel conflitto sudanese ha suscitato allarme internazionale, in quanto potrebbe minare ulteriormente la stabilità della regione del Corno d’Africa. Le tensioni tra Sudan ed Etiopia, già esacerbate dalla disputa territoriale sul triangolo di Al Fashaga, potrebbero esplodere in una nuova guerra su vasta scala. La regione, che già si trova a fare i conti con i conflitti in Libia, Ciad e Repubblica Centrafricana, rischia ora di vedere un’escalation che coinvolga potenze regionali con implicazioni geopolitiche ben più ampie.

L’Etiopia ha storicamente mantenuto una posizione di vicinanza con le RSF, come dimostra la partecipazione a un vertice dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) nel 2023, dove Addis Abeba ha ospitato una delegazione delle RSF. Inoltre, la cooperazione tra Etiopia e Emirati Arabi Uniti si è consolidata negli ultimi anni.

Nel 2023, Abu Dhabi ha firmato numerosi accordi bilaterali con Addis Abeba, in settori strategici come commercio, sicurezza, energia e infrastrutture, consolidando così la sua influenza nella regione del Corno d’Africa. In particolare, gli Emirati hanno investito notevoli risorse in progetti infrastrutturali etiope, con particolare attenzione a porti e logistica.

Il coinvolgimento degli Emirati in Etiopia risponde a una precisa strategia geopolitica, che punta a garantirsi il controllo delle rotte commerciali globali attraverso il Mar Rosso, e, più in generale, a stabilire una forte presenza in una regione chiave dal punto di vista strategico.

Particolare interesse suscitano gli investimenti degli Emirati in Somaliland, dove, nel gennaio 2024, è stato firmato un memorandum d’intesa che consente all’Etiopia di accedere alla costa dello Stato separatista somalo, in particolare al porto di Berbera. Questo accordo rappresenta una mossa cruciale per Addis Abeba, che, priva di un accesso diretto al mare, ha a lungo cercato di diversificare le sue rotte commerciali. Gli Emirati, tramite la compagnia DP World, sono riusciti a ottenere il controllo strategico di alcune infrastrutture portuali nella regione, con l’obiettivo di garantirsi una posizione dominante nei traffici marittimi del Corno d’Africa.

La guerra in Sudan, dunque, sta rapidamente trasformandosi da conflitto interno a un complesso scenario di ingerenza regionale, con alleanze politiche e militari che coinvolgono vari attori esterni. La crescente polarizzazione tra potenze regionali potrebbe avere ripercussioni gravi non solo per il Sudan, ma per l’intera regione del Corno d’Africa, dove le fragili stabilità politiche rischiano di essere ulteriormente minate. La comunità internazionale è chiamata a reagire tempestivamente per prevenire che la situazione degeneri in una guerra su scala regionale, che potrebbe avere conseguenze devastanti per milioni di persone.


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