I corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno scorso in Cisgiordania sono stati trovati. Dopo la prima fuga di notizie via Twitter, tramite l’account della tv al Arabiya, la notizia è stata confermata dalle autorità israeliane. Sono stati individuati vicino al villaggio di Halhul, a poca distanza da Hebron. I corpi dei ragazzi erano sul terreno, non sepolti e seminascosti da cespugli.
Indagini iniziali da parte dell’esercito mostrano – secondo i media – che i ragazzi israeliani rapiti Eyal Yifrah (19 anni), Gilad Shaar (16) e Naftali Fraenkel (16) sono stati uccisi subito dopo il rapimento. I tre giovani erano scomparsi nei pressi dell’insediamento di Gush Etzion, tra Betlemme e Hebron, nel sud della Cisgiordania, mentre facevano l’autostop.
L’esercito israeliano subito dopo il ritrovamento dei tre corpi ha messo posti di blocco e ha chiuso l’intera zona intorno ad Halchlul, dove si sono focalizzate le ricerche dei tre. Sui siti dei coloni sono apparse minacce di vendetta.
“Dopo più di due settimane di ricerche, li abbiamo ritrovati cadavere” hanno fatto sapere dall’ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Durissima la reazione del ministro Uri Ariel : “Siamo in guerra contro i terroristi, dobbiamo colpirli senza pietà”.
Il viceministro della Difesa, Danny Danon, ha parlato espressamente di “annientamento di Hamas”: il gruppo politico palestinese è ritenuto dal governo di Tel Aviv l’unico responsabile del rapimento e dell’uccisione dei ragazzi. L’esercito israeliano ipotizza infatti che fra i sequestratori vi siano Marwan Kawasmeh e Amar Abu-Isa, 29 e 32 anni, entrambi membri dell’ala militare di Hamas proprio a Hebron.
“Se gli occupanti lanciano un’escalation o una guerra, apriranno su di loro le porte dell’inferno”, ha avvertito Sami Abou Zhouri, un portavoce di Hamas a Gaza, bollando la scomparsa e l’uccisione dei tre israeliani una “scusa per giustificare la guerra contro il nostro popolo, contro la nostra resistenza e contro Hamas”. Nei giorni scorsi il capo dell’Ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, aveva negato che i tre giovani israeliani fossero stati rapiti dai suoi uomini.
Nella notte l’aviazione di Tel Aviv ha pesantemente bombardato la Striscia di Gaza, colpendo le abitazioni di alcuni sospetti ma anche le basi di Hamas a Khan Yunis e Rafah. Due persone sono rimaste ferite. E questa mattina un giovane palestinese di 16 anni, Youssouf Abou Zagher, è stato ucciso in un raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nell’estremo nord della Cisgiordania. Per il portavoce di Israele il ragazzo era un “miliziano di Hamas armato di bomba”.
Il governo guidato da Netanyahu è comunque diviso fra i ministri che propongono un’azione massiccia contro Hamas e i ministri che invece propongono di cogliere l’occasione per chiedere alla comunità internazionale di unirsi nella condanna di Hamas e nel chiedere ad Abu Mazen di rinunciare al governo di unità nazionale. Per il capo dell’opposizione laburista, Isaac Herzog, “la lunga mano dei servizi di sicurezza punirà i responsabili di questo crimine orrendo”.
L’Anp ha immediatamente riunito la direzione palestinese e Abu Mazen ha fatto un appello all’Ue e agli Usa per esercitare pressioni su Israele per evitare “un’operazione militare di vendetta”. Nelle scorse settimane, nelle operazioni, in scontri con l’esercito, sono stati uccisi cinque palestinesi e ne sono arrestati più di 400, molti di Hamas e anche alcuni di quelli che erano stati liberati in cambio del rilascio di Gilad Shalit. Sono state perquisite centinaia di case e smantellate molte istituzioni di Hamas, in una caccia a tappeto per la quale la comunità internazionale ha più volte invitato Israele alla moderazione.
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