Il Pentagono ha annunciato la decisione di lasciare a terra tutti gli F35 fino al completamento di una serie di ispezioni aggiuntive sul motore costruito dalla Pratt & Whitney.
Direttive sono state emanate dagli uffici del programma F-35, dall’Air Force e dalla Marina in cui si ordina la sospensione di tutti i voli degli F35 a seguito di un incendio scoppiato il 23 giugno su un caccia F-35A dell’Air Force in una base della Florida mentre il pilota si preparava al decollo.
L’incendio è solo l’ultimo di una serie di incidenti capitati a un velivolo molto discusso fin dalla progettazione. Gli F35, infatti, avrebbero una serie di difetti gravi e tuttora non risolti nei prototipi, difetti in parte non eliminabili perché legati strutturalmente al progetto stesso. Questo sia nella versione a decollo corto o verticale per le portaerei, sia in quella più leggera, a decollo normale per l’uso da basi terrestri.
Un rapporto del Pentagono dello scorso anno indicava il jet, ordinato anche dall’Aeronautica militare italiana, decisamente inferiore ai caccia delle generazioni precedenti, aerei già in servizio in tutto il mondo. Il difetto più grave, è scritto nel documento del Pentagono, è anche quello impossibile a eliminare. La visibilità posteriore dell’F35, come ricorda anche il quotidiano La Repubblica, è pessima, “per cui in un duello lo ‘Joint strike fighter’ se la vedrebbe malissimo con i caccia oggi in servizio, sebbene progettati ed entrati in servizio anche decenni fa. Dai sempre affidabilissimi F15, F18 e F16 americani, ai Sukhoi 30 russi, passando probabilmente per l’Eurofighter Typhoon anglotedescoitaliano, il Saab JAS 39 Gripen svedese, lo J-10 ‘dragone possente’ cinese”.
Nei duelli aerei, dice il rapporto, il pilota dell’F35 non riuscirebbe a vedere nulla di chi o che cosa gli vola dietro, il pericolo di venire abbattuto sarebbe dunque gravissimo. Ma non è finita. Il display nel casco di volo non fornirebbe un orizzonte artificiale analogo a quello reale; a volte poi l’immagine è troppo scura o scompare. Il radar in alcuni voli di collaudo si è mostrato incapace di avvistare e inquadrare bersagli, o addirittura si è spento.
E, infine, la manutenzione: troppo lunga per assicurare un efficace uso operativo. L’affidabilità tecnica del jet non è ancora garantita, “il dispositivo di carica delle batterie tende a fare cilecca ai primi freddi, tanto da costringere i tecnici a tenere l’aereo di notte negli hangar, come un’auto che se parcheggiata in strada poi non parte”.
In questo contesto, quasi apocalittico, si è inserito l’avvertimento che proprio il Pentagono ha rivolto le scorse settimane all’Italia che ha deciso di investire meno risorse su questo aereo. “Meno aerei significano meno posti di lavoro”, ha detto Derek Chollet, segretario aggiunto per gli Affari della sicurezza internazionale presso il Pentagono, durante una conferenza a Roma. “Siamo consapevoli del dibattito in corso, ma quando l’Italia ha diminuito il piano originale di acquisizione da 131 aerei a 90, si sono visti gli effetti negativi che possono verificarsi quando le acquisizioni diminuiscono e, purtroppo, c’è stato un decremento nella partecipazione industriale dell’Italia e nei posti di lavoro associati con gli F-35”. Quasi una minaccia che, alla luce della decisione del Pentagono di sospendere i voli di tutti gli F35 , suona beffarda.