L’Europa ha grandi responsabilità per quanto avviene ed è avvenuto in Medio Oriente.
Israele è la testa di ponte che gli assicura il controllo di una regione ricca di risorse energetiche, pur nel rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli. Allo stesso tempo gli consente di lavarsi la coscienza da una secolare cultura antisemita che ha generato i marrani, i ghetti e infine l’Olocausto. Due piccioni con una fava.
Non riesco quindi a indignarmi verso due popoli che storicamente lottano per la loro sopravvivenza.
Mi indigno invece per il redivivo spirito colonialista che anima l’Occidente. Dietro i propositi di una missione civilizzatrice, sin dall’Ottocento si è sentito autorizzato a depredare popoli lontani delle loro risorse, imponendo usi e costumi, spesso stravolgendo l’ordine costituito. Oggi appoggia governi comodi a rappresentare i suoi interessi ed Israele è uno di questi.
Mi indigno anche per l’Oremus et pro perfidis Judaeis praticato dalla Chiesta Cattolica dal VI sec. fino al 1958. Di fatto una legittimazione a tutto il disprezzo verso un popolo accusato di essere deicida. Il sionismo è la naturale e giustificata conseguenza di un popolo perseguitato alla ricerca della sua salvezza.
Per questi motivi, di fronte alle immagini e alle urla che provengono dal Medio Oriente, l’Europa non può girarsi dall’altra parte, non può puntare il dito verso nessuno, se non verso sé stessa.
La Dichiazione Balfour del 1917.
Il governo britannico riconosce il diritto ai primi insediamenti ebraici in Palestina
Fonte: Versus