Rapite in Siria, liberiamole in fretta ma risparmiateci le fiaccolate


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(Raimondo Schiavone) – La Farnesina faccia il suo solito sporco lavoro, paghi quanto deve pagare, peraltro a gruppi di criminali jhiadisti che useranno quei soldi per continuare a perpetrare terrore e distruzione, e porti a casa le due ragazze.
Risparmiateci però gli appelli accorati, le fiaccolate e tutte quelle esteriorità che servono solo a falsificare la realtà delle cose.
Le ragazze volontarie, eviterei di chiamarle cooperanti visto che la cooperazione è una cosa diversa e ha altri fini, erano entrate illegalmente in Siria dal confine turco e si accompagnavano a gruppi di ribelli.

L’esperienza di Quirico e di Padre Dall’Oglio, per citarne solo alcuni, non sono servite a nulla. Ancora ci sono “militanti” convinti che qualcuno in Siria combatte per la libertà? Evidentemente sì!
Senza tener conto che ormai la Siria è stracolma di bande criminali che cercano solo denaro e violenza, gruppi di terroristi jaidisti che seminano terrore e che combattono contro il popolo siriano che peraltro ha un Governo legittimo con un Presidente eletto da poco, nonostante la guerra.

L’esperienza della Libia dovrebbe insegnare qualcosa, dovrebbe farci capire cosa vuol dire balcanizzare un’area come quella e metterla in mano di bande di terroristi criminali.
E invece nulla!
Ancora qualcuno pensa di entrare in Siria in modo irregolare, di farlo insieme a quelle bande criminali, per fare scoop o nel tentativo di svolgere un’azione militante che però deve calcolare i rischi che si corrono.

Le due ragazze sono entrate in Siria illegalmente, sapevano con chi si accompagnavano e chi le ha mandate dovrebbe essere chiamato a rispondere di quello che è successo. Non basta ammantarsi dela sigla ONG per avere titolo a compiere qualsiasi atto temerario quando esistono organizzazioni che con serietà e contezza, svolgono attività in quei territori e non mettono a rischio nè la vita dei propri operatori, nè la faccia di un Paese come l’Italia. Paese che ora sarà costretto a trattare e pagare un riscatto ai terroristi, perché non ha neanche la possibilità di rivolgersi al governo legittimo siriano per chiedere aiuto e collaborazione, visto che l’Italia è fra quei paesi che applica l’embargo verso la Siria.

Fare cooperazione, in questo momento, vuol dire combattere contro quell’embargo che affama le popolazioni e non consente al popolo siriano di rialzarsi dopo essere stato messo in ginocchio da un vero e proprio complotto internazionale.
Il caso delle due giovani rapite forse riaprirà i riflettori sulla Siria ma bisognerà tentare di farlo nel giusto modo, nella consapevolezza che oggi, in Medio Oriente, i fronti aperti con i terroristi sono tanti, Iraq e Libia in particolare, e che è necessario aiutare l’attuale governo legittimo siriano a espellere quelle ultime bande terroristiche che imperversano in Siria, in particolare nelle aree al confine con il nuovo autoproclamato Califfato del Levante governato dall’ISIS in Iraq.

Riaprire i canali diplomatici, riprendere i rapporti veri di cooperazione avvalendosi di soggetti veri, professionalizzati ed affidabili: questo può salvare la Siria e il suo popolo e anche noi che viviamo ai confini di quel conflitto.

 

Raimondo Schiavone (1966). Segretario Generale del Centro Italo arabo. E’ coautore di numerosi volumi, ha curato i saggi  Syria, quello che i media non dicono (Arkadia) e Middle East. Le politiche nel mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia). Più’ volte presente in Siria durante questo conflitto.

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