Citando un ufficiale dissidente dello Stato islamico, il siriano Abu Mohammad, la Lega siriana per la difesa dei diritti umani ha annunciato la scorsa settimana all’emittente televisiva al-Arabiya la morte di Padre Paolo dall’Oglio, il gesuita italiano rapito a Raqqa il 29 luglio del 2013. Secondo quanto riporta la fonte, Dall’Oglio è stato giustiziato nel carcere di Mohafazat due ore dopo il suo “arresto”. Il religioso era arrivato a Raqqa il giorno prima e aveva partecipato in serata a manifestazioni contro il “regime siriano”.
Quella stessa notte, sostiene Abu Mohammad, “aveva chiesto un incontro con l’emiro dell’organizzazione terroristica, con l’intento di ottenere la liberazione di alcuni giornalisti stranieri”. Una richiesta subito respinta dall’ISIS.
Il giorno dopo, Padre Dall’Oglio avrebbe deciso di insistere ancora e, così riporta l’emittente araba, avrebbe chiesto di incontrare ancora una volta i funzionari del gruppo jihadista che controlla la città. Un atteggiamento che non sarebbe piaciuto ai capi dell’organizzazione che lo avrebbero catturato nella sede di Mohafazat, dove lo Stato Islamico aveva stabilito il suo quartier generale, per poi essere ucciso qualche ora dopo.
La notizia, che riprende una analoga data lo scorso maggio, anche se il nome del disertore dell’ISIS non coincide, non può essere verificata in modo indipendente.
La Lega siriana per i diritti umani ha condannato l’omicidio del sacerdote gesuita, aggiungendo che le indicazioni di Abu Mohammad devono essere considerate “credibili”. L’ex membro dello Stato Islamico, riporta al-Arabiya, è pronto a testimoniare in base ai documenti in suo possesso anche se nel frattempo la sua vera identità è diventata segreta per motivi di sicurezza.