Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie di 20 e 21 anni sequestrate in Siria alla fine di luglio, finalmente libere, sono rientrate a Roma alle 4 di questa mattina. Le due ragazze sono scese dall’aereo tenendosi abbracciate, indossavano giubbotti scuri con il cappuccio tirato sul capo, pantaloni neri e scarpe da ginnastica bianche e rosse. Secondo le prime indiscrezioni, i rapitori non hanno avuto alcun riguardo nei loro confronti. Un sequestro duro, nel corso del quale sono state più volte minacciate di essere uccise. Ad accoglierle, il ministro Gentiloni e il capo dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri. Prima di lasciare l’aeroporto, l’abbraccio commosso con le famiglie lontano dai riflettori.
Greta e Vanessa sono state subito visitate in ospedale. Poi, intorno a mezzogiorno, è cominciata la loro audizione nella caserma del Ros dei carabinieri a Roma. L’atto istruttorio è condotto dagli inquirenti della Procura della Capitale., in particolare dai pubblici ministeri Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. I verbali delle audizioni saranno secretati. Gli accertamenti dei militari dell’arma sono seguiti dal comandante Massimo Macilenti.
Il rilascio delle due ragazze era stato annunciato via Twitter da account vicini all’opposizione siriana. Secondo quanto riportato dall’account Twitter @ekhateb88, ritenuto vicino ai ribelli anti-Assad, sarebbe stato pagato un riscatto di “12 milioni di dollari“. Il tweet è stato rilanciato dalla tv satellitare araba Al Aan, sede a Dubai, negli Emirati Arabi, indiscrezione ripresa anche dal Guardian online.
Secondo l’agenzia di stampa Ansa, le due ragazze sarebbero sempre rimaste nella regione dove sono state rapite, nella campagna di Abizmu, una zona fuori dal controllo sia delle truppe del Governo di Damasco che dei miliziani qaedisti nella quale sono presenti almeno sei gruppi armati e altre formazioni minori. Non è escluso però che le due giovani siano state cedute ad Al Nusra, che ha rivendicato il sequestro, da chi le ha sequestrate.
LA TRATTATIVA – La liberazione delle due ragazze è arrivata dopo una trattativa difficile, attivata fin dal primo giorno del rapimento. Una trattativa complicata dalla diffusione del video a Capodanno in cui apparivano coperte ciascuna da uno chador nero che lasciava vedere solo le facce. “Supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale, siamo in estremo pericolo e potremmo essere uccise”, aveva detto in inglese Greta, mentre Vanessa teneva in mano un cartello con una data: 17 dicembre 2014.
La pubblicazione del video, che doveva rimanere riservato, ha fatto improvvisamente salire il prezzo del riscatto. Il pm di Roma Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta, aveva confermato che la trattativa era entrata in “una fase delicata” in cui erano ancora più necessario mantenere “riservatezza e prudenza”. Gli ultimi quindici giorni di sequestro sono stati i più complicati: dopo la diffusione del video, la nostra intelligence ha chiesto una nuova prova in vita. I sequestratori a quel punto hanno girato un secondo video che, tra sabato 10 e domenica 11 gennaio, ha sbloccato le trattative. Se il nuovo video fosse stato pubblicato in rete o fossero uscite notizie in merito, il rischio che la trattativa saltasse era molto alto. L’intelligence e la diplomazia hanno atteso che la situazione si stemperasse, mantenendo sempre i contatti con gli intermediari. Solo a quel punto Greta e Vanessa vengono liberate.