Sono quasi 100 i prigionieri ‘giustiziati’ dai jihadisti dello Stato islamico (Is) in Siria e Iraq a gennaio. E’ il calcolo diffuso dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’ong vicina all’opposizione con sede a Londra, all’indomani dell’uccisione del pilota giordano Muath al-Kasaesbeh, bruciato vivo dall’Is.
L’orrenda uccisione del pilota – hanno sottolineato gli attivisti – è solo l’ultima delle “atrocità” compiute dai jihadisti contro gli ostaggi di “alto profilo”, che vengono ‘giustiziati’ davanti alle telecamere. In Siria – sostengono gli attivisti – l’Is ha ucciso almeno 50 persone, mentre in Iraq se ne contano 48.
La maggior parte di loro è stata uccisa con l’accusa di blasfemia, omosessualità o prostituzione o perché sospettata di spionaggio per il governo di Damasco o a favore di Israele, Russia e Giordania. Il gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi ha spesso fatto ricorso a pratiche barbare come decapitazioni, lapidazioni o crocifissioni in pubblico.
Secondo l’Osservatorio, non solo l’Is si è macchiato di questi crimini e a questo proposito ha ricordato come diverse ong per i diritti umani abbiano accusato i governi e le milizie loro alleate, sia in Iraq e Siria, di uccidere i prigionieri.
(andkronos)