Gli Stati Uniti sono pronti a inviare i marines in Iraq per liberare la città di Mosul. Contravvenendo alla dottrina “no boots on the ground” (nessun soldato sul terreno), finora propugnata da Barack Obama, i vertici del Pentagono stanno raccogliendo tutte le informazioni possibili sulla difesa della seconda città del Paese, conquistata dai jihadisti dello Stato Islamico lo scorso giugno. La soluzione allo studio dei vertici militari americani è l’invio di un contingente che ad aprile possa iniziare l’assalto della città di Mosul al fianco dell’esercito iracheno.
Intanto si intensificano gli attacchi aerei sferrati dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro le postazioni dello Stato Islamico tra Siria e Iraq: quindici sono stati i raid in territorio iracheno, concentrati su Mosul, Kirkuk, Tal Afar, Qaim e Makhmour, mentre undici quelli sul nord siriano, e in particolare nove nei dintorni di Kobane, al confine con la Turchia.
I caccia giordani hanno colpito basi dell”ISIS, alcune delle quali nella città siriana di Raqqa, roccaforte degli jihadisti. Gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso d’inviare a sostegno delle truppe di Amman un intero gruppo di volo costituito da un numero imprecisato di caccia-bombardieri F-16, che vi rimarranno di stanza per “assistere il Paese fratello” e contribuire così agli attacchi aerei contro le postazioni dello Stato Islamico in Siria e in Iraq.