Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il piano architettato per la fuga in Siria di Hayat Boumeddiene, moglie di Amedy Coulibaly, l’uomo che lo scorso mese ha attaccato un supermercato ebraico a Parigi. Il primo gennaio, sei giorni prima dell’attentato alla sede di ‘Charlie Hebdò, nella casa di Mohamed Belhoucine, ingegnere di 27 anni convertito al cyberjihadismo, a Bondy, nell’Ile-de-France, è stata organizzata una riunione per organizzare la fuga della donna insieme ad altre persone. All’incontro erano presenti: Hayat Boumeddiene, i fratelli Belhoucine (Mohamed e Medhi) ed un altro uomo convertito, originario di Seine-Saint Denis.
In totale, 13 persone si sono imbarcate per Istanbul da Madrid tra il primo ed il quattro gennaio, per raggiungere poi la Siria. Moahmed Belhoucine, la sua compagna, i loro tre bambini, suo fratello Medhi e Hayat Boumeddiene il 2 gennaio, l’altro uomo, sua moglie ed i loro tre bambini il 3 gennaio, un altro individuo, di 23 anni, in contatto con Mohamed Belhoucine, il 4 gennaio. È stato probabilmente il maggiore dei fratelli Belhoucine, Mohamed, ad organizzare tutto. Proprio lui nel 2010 era stato condannato a due anni di carcere per avere reclutato jihadisti e una volta in prigione, a Villepinte, avrebbe conosciuto Amedy Coulibaly. Secondo gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo decisivo nella preparazione dell’attacco di Coulibaly e sarebbe stato lui a diffondere il video in cui il compagno di Boumeddiene rivendica l’attentato.
In base agli elementi dell’inchiesta, cui ‘Le Mondè ha avuto accesso, la figlia più giovane della famiglia Belhoucine, il 4 gennaio, avrebbe trovato nell’armadio della sua camera un cellulare sul quale i genitori hanno letto, inorriditi, un messaggio inviato da Mohamed: «Salam, sono io che ho nascosto questo telefono. Mamma, papà, non vi preoccupate, ci siamo uniti al califfato. Non preoccupatevi, preferiamo vivere in un Paese governato dalla Sharia, non dalle leggi inventate dagli uomini».