Siria. Chiesa Armena: i cristiani rapiti si trovano in base IS ad al-Hasakeh


0 Condivisioni

 

«Orde saudite wahhabite barbare». È così che Antranig Ayvazian, responsabile dell’eparchia armeno-cattolica di al-Qamushli e rappresentante del Wfp nel nordest della Siria, ha definito i miliziani dell’organizzazione dello Stato islamico (Is). Lunedì i jihadisti dell’Is hanno attaccato alcuni villaggi cristiani lungo il fiume Khabur, sequestrando centinaia di persone che «sono state condotte verso la base dell’organizzazione nella provincia di al-Hasakeh», spiega Ayvazian in un’intervista ad Aki-Adnkronos International. Il responsabile armeno rivela che «l’emiro dell’Is nella regione, un kuwaitiano chiamato Abu Abdallah, uomo con cui è possibile parlare e trovare un’intesa, aveva ordinato ieri l’altro di rilasciare i bambini, i vecchi e le donne», che sono stati trasferiti in seguito in un villaggio sicuro.

Tuttavia, prosegue, «proprio ieri Abu Abdallah è stato sostituito con un altro emiro saudita arrivato da Mosul», il quale «al suo arrivo ha ordinato di trasferire questi ostaggi alla base di al-Hasakeh per utilizzarli come scudi umani contro un possibile attacco da parte dell’esercito governativo. Al momento – continua Ayvazian – sono in contatto con alcune persone dell’Is con cui eravamo in sintonia e ci rispettavano per impedire che questi poveretti vengano decapitati».

Il responsabile armeno si è detto convinto che la Siria sia «sotto il tiro di un attacco prepotente da parte di una coalizione internazionale arabo-occidentale che include Arabia Saudita, Qatar, Usa, Francia e perfino Italia, contro il regime del presidente Bashar al-Assad, il quale non ha fatto altro che cercare di stabilire una convivenza pacifica tra le varie componenti del Paese».

Il sacerdote fa appello «a chiunque rispetti se stesso, la sua famiglia e la sua patria ad allontanarsi dalla Siria e a lasciarla in pace», in quanto la Siria «è in grado di risolvere da sola tutti i suoi problemi». «All’Occidente e ai suoi agenti arabi» Ayvazian chiede di «non gioire per quello che accade in Siria». «La Siria ha uno stomaco forte in grado di digerire e respingere ogni forma di colonialismo e aggressione, come ha fatto nella storia con i Mogul, i romani, i francesi e tanti altri», conclude Ayvazian.

0 Condivisioni