Siria. Fonte militare: più di 600 iraniani combattono nel sud


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«Solo a Daraa e Quneitra vi sono più di 600 guardiani della rivoluzione iraniana» allo scopo di «controllare la fascia di confine tra Siria e Israele». È quanto rivela ad Aki-Adnkronos International una fonte militare siriana a proposito del coinvolgimento di combattenti iraniani nel conflitto in corso in Siria, in particolare sul fronte meridionale. «Da qualche tempo l’Iran sta inviando i suoi guardiani della rivoluzione fortemente armati», spiega la fonte, che ha preferito restare anonima. Il contributo iraniano «non si limita quindi agli ufficiali e ai pianificatori militari», ma Teheran «ha iniziato a inviare in Siria i guardiani della rivoluzione».

Oltre agli iraniani, «alle battaglie in corso nel sud della Siria partecipa anche un migliaio di combattenti del movimento sciita libanese Hezbollah, diverse migliaia di elementi del Quarto battaglione (senza precisare di cosa si tratti, ndr) e un numero simile di militari dell’esercito ghovernativo». Tutti insieme «formano una consistente forza militare», continua la fonte, precisando che tra gli iraniani «non vi sono combattenti volontari», ma fanno tutti parte della Guardia della rivoluzione, così come Teheran «non utilizza le forze basij al di fuori dei confini iraniani».

Quanto all’obiettivo di questo intervento iraniano diretto e massiccio nel conflitto in corso in Siria, la fonte sottolinea che «lo scopo dichiarato è quello di controllare la fascia di confine con Israele. Teheran – aggiunge – non vuole che il Fronte al-Nusra e le forze dell’opposizione armata siano da ostacolo tra l’Iran e la fascia di confine israeliana».

«Probabilmente – prosegue la fonte – il piano è quello di trasformare questa regione in un fronte alternativo al sud del Libano, se Israele si dovesse intromettere nel conflitto o concentrare le sue forze nell’area». «In linea di principio – evidenzia la fonte – alle forze iraniane e a quelle del regime siriano interessa solo controllare la parte sud-occidentale della Siria, ossia il nord-ovest di Daraa e la zona del Golan, e non tutto il sud della Siria o la parte orientale di Daraa, in quanto ciò richiederebbe l’impiego di risorse umane molto consistenti», cosa che «al momento né il regime e né gli iraniani stanno prendendo in considerazione».

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