«Piramidi e Sfinge sono idoli» e quindi «vanno distrutte». Il contenuto di una vecchia fatwa pubblicata nel dicembre 2012 dal portale Islam Web imperversa da qualche giorno sulla stampa egiziana. L’editto religioso fa notizia in un periodo in cui è all’ordine del giorno la folle violenza dei combattenti dello ‘Stato islamicò e dei loro alleati in tanti angoli del Grande Medio Oriente. In Egitto l’affiliato al califfo al-Baghdadi è il gruppo Ansar Bayt al-Maqdis.
Tra i media egiziani che hanno rilanciato la fatwa, che in passato aveva già fatto discutere non poco, ci sono Youm 7 e al-Fagr, ma nessuno -sottolinea il sito web della tv al-Arabiya- ha avuto la correttezza di ricordare che l’editto religioso non è degli ultimi giorni. E la mente corre dalla distruzione in Afghanistan da parte dei Talebani dei Buddha di Bamiyan alla recente devastazione nel Museo di Mosul. Secondo la fatwa, emessa nel 2012 in risposta alla domanda di un fedele, la distruzione di monumenti storici è un «dovere religioso».
La sentenza era già stata duramente criticata nel 2012 dai religiosi egiziani. Al-Arabiya sottolinea come Islam Web sia legato al ministero del Qatar per gli Affari Religiosi e come le relazioni tra Il Cairo e Doha siano particolarmente tese dalla destituzione nel 2013 in Egitto del presidente Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani. Il portale, ricorda il sito della tv, era già finito nel mirino in passato per la diffusione di altre fatwa a dir poco discutibili.
(agenzia)