«In Pakistan, purtroppo, questi fenomeni si ripetono di continuo, almeno ogni mese. Il Governo ha difficoltà a fronteggiare i Talebani, non sa che misure adottare. Mostra compassione, fa delle promesse ma poi non succede nulla. I Cristiani non hanno un minimo di autodifesa, non sono violenti e non cercano di fare proselitismo. Questi gruppi talebani li attaccano utilizzandoli come pretesto per scontrarsi contro il Governo. Non c’è alcuna giustificazione per questi atti di violenza». Così Samīr Khalīl Samīr, teologo gesuita, filosofo e orientalista commenta all’AdnKronos gli attacchi alle chiese compiuti a Lahore e rivendicati dal gruppo talebano Jamaat-ul-Ahrar. Papa Francesco, ieri durante l’Angelus, è intervenuto sull’attentato esprimendo il suo cordoglio e denunciando una ‘persecuzione contro i cristiani che il mondo cerca di nasconderè: «Una denuncia concreta – sostiene Khalīl Samīr – è una realtà conclamata.
I cristiani sono il gruppo religioso più combattuto nel mondo. Esiste una cristianofobia che arriva a punte di violenza che non si ritrovano altrove». «Le sue parole – prosegue – vogliono attirare l’attenzione di tutti verso questa persecuzione. Il Papa non difende i Cristiani più di altri, il Papa difende i diritti umani di tutti, reagendo in ogni occasione senza distinzioni di religione. È uno dei più attenti a questi fenomeni e ha voluto precisare che esiste un particolare sentimento di cristianofobia».
In Pakistan – aggiunge Khalīl Samīr – basta essere additati da qualcuno di blasfemia per finire in prigione, senza uscirne mai più. Basta che qualcuno riferisca di aver sentito frasi contro Maometto per incriminare una persona, non servono prove. Queste leggi sono inaccettabili per un Paese che vuol essere rispettoso dei diritti umani». «È tempo che il governo pakistano affronti questa situazione e riveda alcune usanze o leggi che ledono i diritti umani. Tutto è preso troppo alla leggera, e ci si dimentica che si tratta di vite umane. L’Occidente è l’unico che al momento può fare pressione in questo senso: ma dov’è la sua reazione? Non si è visto, finora, alcun tangibile intervento dell’Ue o dell’Onu. Si pensa sempre che siano questioni private dei singoli stati quando, in realtà, occorrerebbe un intervento. Soprattutto in Pakistan».