Yarmouk, nuova frattura tra le fazioni palestinesi. L’Olp smentisce Ahmad Majdalani


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L’Olp rifiuta il coinvolgimento nel conflitto armato nel campo profughi di Yarmouk in Siria. Lo sostiene l’organizzazione in un comunicato diffuso da Ramallah. «Respingiamo del tutto di essere parte nel conflitto armato a Yarmouk con la scusa della sua liberazione», ha detto l’Olp facendo appello ad «altri strumenti». Ieri invece il capo delegazione palestinese inviato a Damasco Ahmad Majdalani aveva annunciato, secondo dichiarazioni a lui attribuite, l’appoggio delle fazioni palestinesi a un’offensiva dell’esercito siriano contro l’attacco dell’Isis al campo. «Respingiamo del tutto – ha sostenuto l’Olp nel comunicato ufficiale  – di essere parte nel conflitto». Poi ha sostenuto che occorre invece trovare altri «strumenti per risparmiare il sangue del nostro popolo, impedire altre distruzioni e spostamento dei palestinesi nel campo profughi di Yarmouk».

«Respingiamo – ha spiegato – di essere immersi in una campagna armata, qualunque sia la sua natura o copertura». L’Olp ha poi confermato che lavorerà in modo da mettere fine a «tutte le forme di aggressione e azioni armate, in collaborazione con tutte le parti interessate, soprattutto le agenzie internazionali di aiuto, Unrwa, e ogni parte che ha l’interesse comune a non trascinare il campo in ulteriori devastazioni e sventure».«L’Organizzazione per la liberazione della Palestina – ha concluso il comunicato – rimane ferma nelle sue relazioni con tutte le parti e conferma il suo rifiuto ad essere trascinata in un’azine militare di qualsiasi tipo».

UE, GARANTIRE ACCESSO UMANITARIO A YARMUK, EVITARE NUOVO MASSACRO – «La situazione umanitaria e della sicurezza nel campo profughi di Yarmouk in Siria è andata di male in peggio. Gente innocente è utilizzata come scudi umani dalle parti in conflitto. La crisi siriana ha già causato troppe sofferenze. Un nuovo massacro deve essere evitato». Lo affermano l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, e il commissario europeo per gli Aiuti umanitari, Christos Stylianides. La Ue chiede «alle parti in conflitto e a chi ha influenza su di loro di rispettare la legge internazionale, assicurare l’accesso umanitario e garantire un passaggio sicuro a tutti i civili che vogliono fuggire».

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