Anp ritorna a Gaza per rilanciare la ricostruzione della Striscia


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(Sami al-Ajrami) – Nel tentativo di rilanciare i lavori di ricostruzione della Striscia, dopo il conflitto della scorsa estate, undici ministri del governo di Rami Hamdallah sono giunti a Gaza dove intendono restare per almeno una settimana che sarà dedicata alla riorganizzazione dei rispettivi dicasteri. L’esecutivo di tecnocrati di Hamdallah è stato costituito nel giugno scorso: ma da allora le visite dei ministri sono state sporadiche.

«Questa volta – ha assicurato il portavoce governativo Ihab Bseiso – siamo determinati a spezzare lo stato di empasse. Siamo venuti – ha aggiunto – per compiere uno sforzo possente». Ma per raggiungere gli obiettivi del governo «sarà necessario il contributo di tutte le forze politiche». La visita dei ministri giunti da Ramallah (Cisgiordania) è stata preceduta da una serie di deflagrazioni che non hanno provocato vittime nè danni, ma che hanno creato incertezza e nervosismo nella popolazione. Fra gli edifici presi di mira vi sono la ex residenza del presidente dell’Anp Abu Mazen, gli uffici dell’Unrwa, la agenzia Onu per i profughi palestinesi, un asilo nido di Jabalya gestito dalla Jihad islamica e un ufficio (in disuso) della magistratura di Hamas.

Il premier Hamdallah è rimasto a Ramallah perchè, è stato spiegato, sta per recarsi in Indonesia per un importante viaggio di lavoro. Con lui è rimasto il ministro Hussein a-Sheikh, che coordina i contatti con Israele per recuperare i dazi doganali riscossi per i palestinesi ma congelati in gennaio dal premier Benyamin Netanyahu e mai consegnati. Si tratta di centinaia di milioni di dollari, assolutamente necessari al governo dell’Anp per pagare gli stipendi ai dipendenti statali. Questa è appunto la questione più scottante, a Gaza, per i ministri dell’Anp. Sono chiamati a riorganizzare i rispettivi dicasteri, unificando i funzionari statali scelti a suo tempo da Abu Mazen con quelli nominati successivamente da Hamas, e mandando eventualmente in pensione il personale in eccedenza.

Sul piano pratico, la ricostruzione delle case danneggiate durante la guerra resta al primo posto dell’agenda del governo. Ottomila unità abitative sono state risistemate, ma altre 10mila devono essere rase al suolo (perchè pericolanti) e ricostruite. Il Qatar si è impegnato ad edificare 1.000 unità abitative: ma a quanto pare intende dirigere quel progetto in prima persona per controllare al massimo l’utilizzazione dei fondi. Nel frattempo nuove tensioni emergono fra Hamas e la Siria. Ieri il presidente Bashar Assad ha detto di aver troncato i rapporti con Hamas perchè, ha affermato, i suoi miliziani si sono schierati con gli islamici di Jabhat al-Nusra. Oggi, da Gaza, Hamas ha smentito tutto. Nessuno dei suoi uomini, ha assicurato, prende parte ai combattimenti in Siria.

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