Raid della coalizione in Siria, in sette mesi morti solo 66 civili. Dubbi


0 Condivisioni

 

Oltre duemila persone, in gran parte jihadisti, sono morte in Siria nei sette mesi di raid condotti dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa contro l’organizzazione dello Stato islamico (Is). Lo hanno riferito sulla loro pagina Facebook gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo vicino all’opposizione con sede a Londra. «1.922 combattenti dell’Is, soprattutto stranieri, sono morti dal 23 settembre 2014 nei raid e negli attacchi aerei della coalizione internazionale contro le postazioni dell’Is» in Siria, hanno riferito gli attivisti.

I raid – ha precisato l’Osservatorio – si sono concentrati contro obiettivi dell’autoproclamato califfatto nelle province di Homs, Hama, Aleppo, Raqqa, Hasaka e Dayr az-Zor. Tra le vittime si contano, inoltre, oltre 90 combattenti del Fronte al-Nusra, branca siriana di al-Qaeda, e 66 civili, tra i quali 10 bambini.

Si tratta di cifre che non possono essere verificate in modo indipendente e sulle quali occorre essere cauti perché la fonte, l’Osservatorio, spesso utilizzata dai media occidentali, nel corso della guerra in Siria ha diffuso spesso notizie false e informazioni manipolate a vantaggio dell’opposizione anti Assad.

Lo stesso numero di civili morti durante i raid appare sottostimato e in contraddizione con quanto affermato da numerosi testimoni oculari che hanno parlato di abitazioni(e persino ospedali) colpiti dalla coalizione anti ISIS guidata dagli Stati Uniti. Alcuni di questi “danni collaterali” sono anche stati documentati con video e foto.

La coalizione chiamata a bombardare le roccaforti dei “terroristi” è guidata dagli Usa, affinacati principalmente da cinque Paesi arabi: Arabia Saudita, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Anche Francia e Gran Bretagna partecipano alla missione. Molti altri Paesi (una quarantina in tutto) danno il proprio supporto “indiretto”, compresa l’Italia.

0 Condivisioni