Haroum: “I fondamentalisti dello Stato Islamico arrivano a bordo dei barconi”


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(Salvatore Lazzara) – L’allarme ritorna periodicamente, ma stavolta sembra meno generico del solito. Parlando alla Bbc, il consigliere governativo libico Abdul Basit Haroun, consigliere del governo libico, ha detto che i fondamentalisti dello Stato Islamico arrivano in Europa anche a bordo dei barconi che attraversano il Mediterraneo. Gli scafisti avrebbero spiegato che i terroristi si nascondono tra i profughi, ma a bordo restano separati dalla massa, non hanno paura della traversata e sono “convinti al cento per cento” della loro missione. Ad affermarlo, è Haroun, che cita come fonte delle sue informazioni i trafficanti che operano nelle zone del Nord Africa controllate dai terroristi dello Stato Islamico. Secondo il funzionario, l’Is consente ai trafficanti di continuare a svolgere le loro operazioni in cambio della metà dei loro guadagni.

Fino a poco tempo fa dirlo significava venire etichettati come razzisti, oggi invece sostenere che i flussi incontrollati di immigrati clandestini finanziano e aiutano i terroristi islamici pare quasi di moda. Forse recenti indagini e rapporti d’intelligence hanno scoperto ignote relazioni tra trafficanti di esseri umani e jihadisti? No, semplicemente vengono resi noti dati già da tempo elaborati dai servizi di sicurezza ma (chissà perché?) rimasti nel cassetto.

Dopo le dichiarazioni del Consigliere libico, il ministro degli interni Alfano, ha cercato di buttare acqua sul fuoco, affermando che “non abbiamo terroristi su barconi”. “Fin qui non abbiamo traccia di presenze di terroristi sui barconi. Questo non significa che abbiamo abbassato la tensione e l’attenzione, che rimangono altissime su questo argomento”. Su questa problematica, ha aggiunto Alfano, “hanno indagato peraltro anche varie procure e non hanno trovato fin qui riscontri. Per cui noi speriamo che abbiano ragione le procure e che abbiano ragione i nostri, che hanno fatto tutte le valutazioni sul campo per dire che fin qui non c’è traccia. Ma comunque questo ci porta ad essere lo stesso attenti nella consapevolezza che non c’è un Paese a rischio zero e che dobbiamo stare veramente con un’allerta sempre alta”.

Il recente rapporto spagnolo, firmato dall’Ucrif, commenta Gianandrea Gaiani, (l’agenzia che monitora i flussi di clandestini e la falsificazione dei documenti) della Policia Nacional si aggiunge a quello dell’Isis pubblicato a fine gennaio dai media libici che rivelava che il Califfato punta alla Libia “per arrivare in Europa” con i migranti e “trasformarla in inferno” poiché molti di loro possono superare i punti di sicurezza marittimi e raggiungere il cuore delle città. “Se potremo sfruttare questo canale e svilupparlo in modo strategico la situazione in questi Paesi del sud dell’Europa si trasformerà in inferno”, riporta il testo del Califfato. L’ambasciatore libico presso gli Emirati Arabi Uniti, Aref Ali Nayed, ha avvertito che l’Is ha trasformato la Libia “in un bancomat, distributore di carburante e aeroporto dal quale sostanzialmente può attaccare qualsiasi bersaglio in Europa”. Valutazioni esagerate?  Non è escluso dal momento che tali allarmismi risultano certo utili  a giustificare le pressanti richieste di aiuto formulate dal  governo laico libico all’Occidente per fermare le milizie islamiste nella nostra ex colonia: dai Fratelli Musulmani  del Fronte “Alba della Libia” ai qaedisti di Ansar al-Sharia all’Emirato di Derna che ha aderito allo Stato islamico.

Alla luce delle dichiarazioni internazionali, come dobbiamo considerare la minimizzazione della questione da parte del ministro dell’Interno?

 

 

 

 

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