Hamas ha «deliberatamente» scelto di «portare il conflitto» in aree urbane e ha usato «zone costruite e la presenza di popolazione civile per ottenere vantaggi tattici e risultati politici». Lo sostiene l’esercito israeliano in un rapporto sulla guerra a Gaza: la strategia di Hamas spesso «ha costituito crimini di guerra». L’esercito e le truppe di terra israeliane – ha continuato il Rapporto – hanno «fronteggiato militanti travestiti da civili e da soldati israeliani, case trasformate in centri di comando militari, palazzi a più piani usati come postazioni di sorveglianza già preparate a tali fini, minareti di moschee adoperate come postazioni di cecchini, scuole usate come depositi di armi, strutture civili disseminate intensivamente di trappole esplosive, ingressi di tunnel e infrastrutture nascoste in aree civili».
L’esercito – che in apertura di rapporto ha sottolineato che la guerra della scorsa estate è stato «un altro picco» del conflitto portato per oltre un decennio da «organizzazioni terroristiche» da Gaza contro Israele – si è detto consapevole «delle accuse» rivolte alle sue azioni di «violazione delle leggi internazionali». «Israele – ha spiegato – sta esaminando lamentele e altre informazioni ricevute che suggeriscono comportamenti non idonei ed è impegnato a indagare in pieno su tutte le credibili accuse o ragionevoli sospetti di serie violazioni della Legge sui Conflitti Armati». I casi finora esaminati – ha aggiunto – sono oltre 120.
Secondo il Rapporto dell’esercito israeliano, durante la guerra a Gaza i palestinesi uccisi sono stati 2.125. Del totale degli uccisi – è spiegato – l’esercito stima che «almeno 936 (44%) erano militanti e 761 (36%) civili. Sono ancora in corso ricerche per classificare i rimanenti 428 (20%), tutti maschi tra i 16 e i 50 anni». Secondo i dati raccolti fino a fine aprile 2015, l’esercito israeliano ha spiegato che dei 936 militanti uccisi (su un totale di 2125 morti), 631 (67%) erano affiliati ad Hamas, 201 (22%) alla Jihad islamica e 104 (11%) ad altre «organizzazioni terroristiche».
HAMAS, RAPPORTO DI ISRAELE E’ INSIGNIFICANTE – È «insignificante» il rapporto sul conflitto dell’estate 2014 a Gaza divulgato oggi da Israele: lo ha detto alla stampa Sami Abu Zuhri, un dirigente locale di Hamas. «I crimini di guerra di Israele sono evidenti a tutti – ha aggiunto – essendo stati compiuti davanti a telecamere».
NETANYAHU, RAPPORTO ONU SU GUERRA GAZA È UNA PERDITA DI TEMPO – «Chiunque cerchi accuse automatiche e senza fondamento contro Israele può perdere il suo tempo leggendo il rapporto dell’Onu». È quanto ha detto Benjamin Netanyahu riguardo alla prossima pubblicazione del rapporto dell’inchiesta dell’Onu riguardo a possibili crimini di guerra commessi da Israele e da Hamas durante l’offensiva a Gaza nel 2014. Parlando oggi alla riunione del consiglio dei ministri, il premier israeliano ha annunciato per oggi un rapporto israeliano che mostra «la verità» sull’offensiva, sottolineando come Israele abbia fatto il massimo per impedire vittime civili durante l’offensiva durata due mesi lo scorso anno.
Nei pesanti bombardamenti aerei e di artiglieria contro zone densamente popolate rimasero uccisi 2100 palestini, in maggioranza civili. Nel conflitto rimasero uccisi 67 soldati israeliani e sei civili. «Chiunque vuole la verità legga questo rapporto – ha detto il premier parlando del rapporto israeliano – noi, da parte nostra continueremo a proteggere i nostri soldati e loro continueranno a proteggerci». I risultati dell’inchiesta del consiglio dell’Onu per i diritti umani verranno pubblicati entro questo mese, dopo che una prima data di pubblicazione, lo scorso marzo, era stata fatta slittare per valutare nuovi elementi.
Allora Makarim Wibisono, Special Rapporteur dell’Onu sui diritti umani nei Territori palestinesi, aveva sottolineato come la disparità tra i numeri di vittime sui due fronti «rifletta l’equilibrio sbilanciato tra le forze e i costi sproporzionati per i civili palestinesi, sollevando dubbi sul fatto che gli israeliani abbiano rispettato le leggi e i principi internazionali di distinzione, proporzionalità e precauzione» nell’uso della forza. Israele si è rifiutato di cooperare formalmente con l’inchiesta dell’Onu accusandola di parzialità nei confronti dei palestinesi. Lo scorso febbraio, William Schabas, allora capo degli investigatori Onu, si era dimesso dopo che è emerso che in passato era stato consulente dell’Olp.