Russia: reagiremo alle armi degli Stati Uniti nell’Europa dell’Est


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(Giuseppe Agliastro) – Se gli Stati Uniti schiereranno carri armati, pezzi di artiglieria e altre armi pesanti nei Paesi Nato dell’Europa dell’est, la Russia in risposta «non potrà che aumentare» il numero di soldati, missili e mezzi bellici dispiegati nelle proprie regioni occidentali e nel territorio dell’alleata Bielorussia. A lanciare questo chiaro avvertimento a Washington è un pezzo da novanta del ministero della Difesa di Mosca: il generale Iuri Iakubov, che non ha esitato a definire un eventuale aumento della presenza militare Usa a ridosso dei confini russi «il passo più aggressivo di Pentagono e Nato dai tempi della guerra fredda del secolo scorso».

L’annessione della Crimea da parte di Mosca e il conflitto nel sud-est dell’Ucraina – dove il Cremlino è accusato di sostenere militarmente i separatisti – hanno provocato un pericoloso inasprimento delle tensioni tra Russia e Occidente. E – come ha rivelato pochi giorni fa il New York Times – gli Usa potrebbero presto inviare al Cremlino un segnale forte che andrebbe ben al di là delle sanzioni. Il Pentagono si sta muovendo per schierare mezzi e armamenti per almeno 450 soldati nei Paesi Baltici e per almeno 750 militari per Paese in Polonia, Romania, Bulgaria e forse Ungheria: tutti Stati che ai tempi della cortina di ferro erano nella sfera di influenza di Mosca.

L’idea è che, in caso di attacco ai confini orientali della Nato, gli Usa possano inviare propri militari e usare le armi pesanti già presenti sul posto senza dover spendere settimane per trasportare in Europa orientale cannoni e carri armati. Ma la proposta per la quale Washington sta sondando il terreno potrebbe trovare spaccata la stessa Nato: se Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania sono in prima fila al fianco degli Usa nel braccio di ferro con la Russia e premono per una risposta muscolare, altri Paesi mantengono con Mosca strette relazioni sia culturali che commerciali. E tra questi ci sono la Bulgaria e l’Ungheria.

Dopo un incontro a Varsavia con il Segretario della Marina Usa, Ray Mabus, il ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak, ha dichiarato di aspettarsi già nelle prossime settimane una decisione di Washington sul dispiegamento di armi pesanti e non ha nascosto di volere «una presenza permanente statunitense in territorio polacco». Sulla stessa lunghezza d’onda la Lituania che, per bocca di un portavoce del ministero degli Esteri, ha definito un eventuale maggiore dispiegamento di forze Nato una garanzia di sicurezza per i Paesi baltici. Per il presidente bulgaro, Rosen Plevneliev, è invece troppo presto per parlare di questa faccenda, visto che «al momento non c’è alcun tipo di proposta» per il governo di Sofia. Il Cremlino da parte sua non vuole rilasciare commenti visto che «non ci sono dichiarazioni (ufficiali) dagli Stati Uniti a questo proposito».

Per ora basta l’avvertimento lanciato dal ministero della Difesa. Mentre a prospettare uno scenario da guerra fredda è il politologo russo Konstantin Sivkov, intervistato dall’agenzia statale Ria Novosti: «L’unica cosa che possiamo contrapporre alla Nato in questo momento – ha detto il direttore dell’Accademia delle questioni geopolitiche – è la minaccia dell’impiego di armi nucleari perchè per quanto riguarda tutti gli altri parametri le nostre forze armate sono meno forti di quelle della Nato di 5-7 volte».

 

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