Le milizie del sedicente Stato Islamico sono state protagoniste di una nuova serie di violenze che hanno colpito diversi Paesi del Medio Oriente. In Iraq almeno 16 soldati sono morti in diversi attacchi suicida con auto bombe, il più grave nel pressi dell’Università di Ramadi, riconquistata dalle forze governative domenica scorsa.
Atrocità in Siria, dove per la prima volta il califfato ha affidato a un minorenne la decapitazione di un prigioniero. E poi in Yemen, nella capitale Sanaa, un’autobomba ha colpito una moschea sciita frequentata dai ribelli Houthi, nove le vittime e rivendicazione da parte Is. E ancora in Libia: a Derna, violenti scontri tra milizie dell’Is e quelle del Consiglio della Shura locale hanno provocato un imprecisato numero di vittime, mentre si registrano 10 soldati libici uccisi a Bengasi.
In questo caos, continuano i raid della coalizione sulle roccaforti jihadiste in Siria e Iraq. Si registra infine l’allarme dell’Unesco, secondo cui gli integralisti dello Stato Islamico in Iraq stanno compiendo una “pulizia culturale” ai danni del patrimonio storico e delle minoranze religiose. E sul fronte umanitario ha parlato il segretario dell’Onu Ban Ki-moon affermando che in Siria la situazione continua a deteriorarsi in tutti gli aspetti. Si contano ormai 4 milioni di rifugiati.