I governi rivali di Tobruk e Tripoli hanno raggiunto il «consenso» sui principali punti di un accordo politico per dar vita a un governo di pacificazione in Libia. Lo ha detto l’inviato dell’Onu Bernardino Leon a Skhirat in Marocco, rinnovando speranze più volte deluse.
«Siamo ad una stretta finale e la prossima settimana sarà decisiva per la chiusura di un’intesa tra le componenti del Dialogo politico libico», ha commentato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E l’alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha definito i progressi «importanti» e incoraggianti ma ora, ha aggiunto, «è urgente portare i colloqui a pronta conclusione». Nella sua dichiarazione l’inviato dell’Onu ha spiegato che le due parti sono riuscite a «superare le loro differenze» sui temi principali e il testo dovrebbe essere pronto per la firma entro il 20 settembre.
Il superamento dei più importanti contrasti – ha aggiunto – fa diventare più verosimile la possibilità che entro settembre venga firmato il tanto atteso accordo che dovrebbe aprire la strada alla formazione di un governo di unità nazionale. È la prima volta «che abbiamo la possibilità di fare una cosa di questo genere e che abbiamo questa intesa con tutte le parti. Tutte le parti-chiave coinvolte».
L’inviato delle Nazioni Unite per la Libia ha ammesso che entrambi i contendenti hanno accettato dei compromessi: «Sono consapevole del fatto che questa intesa richiederà molto lavoro, ma sono convinto che sia possibile arrivare alla data limite del 20 settembre con un testo che sarà firmato». Da quando nel 2011 Muammar Gheddafi venne rovesciato e ucciso dopo l’intervento di una coalizione occidentale entrata in campo con massicci bombardamenti a fianco dei ribelli di Bengasi e della Cirenaica, la Libia è precipitata nel caos.
Il Paese è sostanzialmente diviso tra numerose fazioni, due delle quali sono particolarmente importanti e sono quelle con cui da gennaio Leon sta portando avanti le trattative più rilevanti. Due fazioni che hanno dato al Paese due governi: uno eletto a Tripoli e riconosciuto dalla comunità internazionale ma costretto dalle vittorie militari e dagli attentati degli integralisti islamici a fuggire e a trasferirsi a Tobruk, l’altro supportato da varie frange fondamentaliste si è installato proprio a Tripoli con un proprio Parlamento denominato Congresso generale nazionale (Gnc).
L’obiettivo di Bernardino Leon è far sì che entrambe le parti presentino candidati per le cariche di primo ministro e di due vicepremier in grado di guidare un governo di unità nazionale e di portare con esso la Libia fuori dalla guerra e dalla tragedia umanitaria che ha ormai colpito tutti gli strati della popolazione.
Secondo Leon, i nomi dei candidati di Tobruk gli sono già stati presentati, mentre Tripoli si è presa 48 ore di tempo per decidere chi possano essere i suoi. Intanto, mentre la diplomazia lavora, a Tripoli oggi uomini armati di cui non si conosce il gruppo d’appartenenza hanno sequestrato un medico serbo che lavora nell’ospedale Al Sabeya della capitale libica. Ed è ancora buio totale sui quattro tecnici italiani rapiti nei pressi di Mellitah il 19 luglio scorso.