(Cristoforo Spinella) – A due settimane dalle cruciali elezioni politiche anticipate la Turchia decide una nuova stretta contro le voci critiche verso l’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan. L’operatore statale unico di comunicazione satellitare, Turksat, ha trasmesso ai suoi network l’avviso di interrompere entro un mese le trasmissioni di 7 canali televisivi legati alla confraternita Hizmet dell’imam e magnate Fethullah Gulen, ex sodale poi diventato nemico numero uno di Erdogan. Se non lo faranno, i loro contratti saranno sciolti.
Una decisione che scatena dure polemiche nel giorno in cui un tribunale di Istanbul ha emesso il terzo mandato di cattura per Gulen, che dal 1999 vive in auto-esilio negli Stati Uniti. Turksat si allinea così al blocco imposto già da 10 giorni dalla piattaforma satellitare Digiturk. A essere oscurati sono i canali tv Bugun, Kanalturk, S.Haber, Samanyolu, Mehtap e Irmak, oltre a quello di intrattenimento per bambini Yumurcak. Una rimozione ordinata dall’ufficio del procuratore di Ankara per aver sostenuto «un’organizzazione terroristica».
Il governo turco ritiene infatti che la rete di Gulen abbia creato uno «stato parallelo» con l’intenzione di rovesciare Erdogan e i suoi. Prima che su Digiturk, i canali erano già stati oscurati su altre 4 piattaforme di trasmissione: Turkcell Tv, Tivibu, Teledunya e Kablo Tv. Alla vigilia del voto del primo novembre aumentano così le già forti pressioni sulla stampa in Turchia. Solo mercoledì scorso Bulent Kenes, direttore dell’edizione inglese del quotidiano Zaman, anch’esso legato a Gulen, era stato rilasciato dopo aver trascorso cinque giorni in prigione per dei tweet giudicati offensivi nei confronti di Erdogan.
Prima di lui centinaia di persone erano state indagate per la stessa ragione, accrescendo l’allarme sulla libertà di espressione nel Paese. Un fuoco di fila contro la stampa critica che nelle scorse settimane aveva colpito anche il quotidiano di opposizione laica Hurriyet, vittima di due assalti a colpi di mazze e pietre da parte di gruppi di estrema destra di cui, secondo quanto emerso, facevano parte anche membri dell’Akp. Fino all’aggressione subita sotto casa la notte del 30 settembre da Ahmet Hakan, nota editorialista di Hurriyet e volto di Cnn Turk. Anche in quel caso si scoprì poi che alcuni degli aggressori erano iscritti all’Akp.
Cristoforo Spinella è corrispondente dell’Ansa