Un governo di transizione in sei mesi ed elezioni entro 18. Alla seconda tornata di colloqui sulla crisi in Siria, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno raggiunto un accordo per approvare quanto prima al Palazzo di Vetro una risoluzione sul cessate il fuoco nel Paese arabo. Rimangono divergenze sul futuro di Bashar al-Assad.
A riferirlo è il segretario di Stato americano, John Kerry: «Abbiamo ancora divergenze su che cosa ne sarà di lui», ha spiegato nel corso di una conferenza stampa congiunta insieme all’omologo russo, Serghei Lavrov, e all’inviato speciale dell’Onu, il diplomatico italo-svedese Staffan de Mistura. Lavrov ha replicato: «Abbiamo ribadito che il futuro della Siria dovrà essere deciso dal popolo siriano. E questo vale anche per il destino di Assad come di ogni altro politico di quel Paese».
Per il Segretario di Stato americano, Assad deve comunque fare una scelta fondamentale: «La situazione è tale che lui, Assad, è diventato una calamita per i combattenti stranieri. Gente che viene da tutto il mondo, e che aderisce all’Isis o Al Nusra o altri movimenti, ma soprattutto l’Isis, per via della guerra contro Assad, e questo conflitto continuerà. Il modo migliore per risolvere questo problema, da parte di Assad, è riconoscere che potrebbe salvare il proprio Paese prendendo parte a questa transizione e consentendo ai paesi della regione di sconfiggere l’Isis».
La roadmap prevede l’avvio a gennaio di trattative tra il governo e l’opposizione, dopodiché dovrebbe essere avviata una fase di transizione con le necessarie riforme costituzionali. Kerry ha precisato i colloqui non riguarderanno comunque né lo Stato Islamico né i qaedisti del Fronte al-Nusra, e neppure altri gruppi terroristici.