Secondo l’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente Robert Serry, Israele e Palestina hanno raggiunto un accordo per consentire di accelerare i lavori di ricostruzione nella Striscia di Gaza. L’Onu svolgerà una funzione di controllo sui lavori.
Serry ha detto al Consiglio di sicurezza dell’Onu che le Nazioni Unite hanno avuto un ruolo di mediazione nell’accordo: “per consentire che i lavori si svolgano alla velocità desiderata, coinvolgendo il settore privato a Gaza e affidando un ruolo di guida all’Autorità nazionale palestinese, fornendo garanzie che i materiali da costruzione non vengano usati per scopi diversi da quello civile”.
La guerra nella Striscia di Gaza cominciata l’8 luglio è durata cinquanta giorni. Secondo le autorità palestinesi, la ricostruzione potrebbe costare 7,8 miliardi dollari, due volte e mezzo il prodotto interno lordo di Gaza. Si tratta di 2,5 miliardi dollari per la ricostruzione delle abitazioni e 250 milioni di dollari per ricostruire gli impianti elettrici.
Intanto, come riporta il sito Infopal citando l’agenzia Quds, l’ammontare delle perdite nel settore dell’istruzione (pubblica amministrazione e istruzione secondaria), verificatesi durante gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, è salito a più di 22 milioni di dollari. Il bilancio delle scuole statali è pari, infatti, a 12 milioni di dollari mentre quello delle università a 10 milioni.
Secondo quanto dichiarato dal Direttore della filiale di Gaza “Pecdar”, l’ingegnere Muhammad al-Najar, in un comunicato stampa, “la distruzione ha riguardato 142 scuole statali, di cui 23 gravemente danneggiate in quanto non più agibili per il prossimo anno scolastico”, con un costo per la ricostruzione pari a 8 milioni di dollari. Il direttore ha continuando affermando che circa altre 119 scuole sono state danneggiate parzialmente e saranno agibili per il prossimo anno se riparate il prima possibile, riparazione che costerà 4 milioni di dollari.
Ha indicato, inoltre, che le perdite nel settore dell’istruzione secondaria ammontano a circa 10 milioni di dollari, ripartiti fra tre Università, tra cui tre edifici appartenenti all’Università al-Azhar, uno dei quali interamente distrutto, le cui perdite ammontano a 3 milioni di dollari; l’Università Islamica di cui sono stati danneggiati 2 edifici con un danno di 4,5 milioni di dollari; la facoltà dell’Università di Scienze applicate di cui sono state danneggiate alcune aule, i laboratori di scienze, il centro informatico, i generatori elettrici, per danni che ammontano a 2,5 milioni di dollari.
“Il rapporto sottolinea l’importanza di introdurre nella Striscia di Gaza tutti i materiali da costruzione necessari per il risanamento delle scuole distrutte interamente o parzialmente, anche al fine di costruire nuove scuole in grado di contenere l’incremento naturale della popolazione di Gaza. Infine, il rapporto spiega che, a causa della distruzione di diverse facoltà, centinaia di studenti non potranno portare a termine la loro istruzione superiore secondo l’iter naturale, in particolare gli studenti delle facoltà interamente distrutte come la facoltà di Agraria presso l’Università di al-Azhar, sottolineando l’importanza dell’avvio dell’opera di ricostruzione e di introduzione di materiali da costruzione nella Striscia di Gaza per far fronte agli ostacoli insormontabili causati dagli attacchi al settore scolastico”.
LA DENUNCIA: IL BLOCCO A GAZA CONTINUA – Un funzionario palestinese ha dichiarato che non ci sono stati cambiamenti alle restrizioni sui valichi di Gaza dal momento in cui l’accordo di cessate il fuoco è entrato in vigore alla fine di agosto. Maher al-Tabba, direttore delle pubbliche relazioni e dei media presso la Camera di Commercio di Gaza, ha affermato che il Kerem Shalom opera con le stesse restrizioni di prima dell’offensiva militare israeliana a Gaza. Circa 3.700 camion sono entrati l’enclave assediata tra il 28 agosto e il 15 settembre, quasi un terzo dei quali erano camion di aiuti. Oltre 1.400 tonnellate di cemento sono entrati a Gaza tra il 2 e il 15 settembre per essere utilizzati in progetti finanziati a livello internazionale avviati prima del conflitto. Si prevede infine che i tassi di disoccupazione supereranno il 55% nel prossimo futuro.
Fonti: Infopal, Quds,Ma’an.