
(Francesco Sedda) – Con una decisione destinata a segnare una svolta culturale e politica, l’Algeria si prepara ad abbandonare il francese come lingua d’insegnamento nelle facoltà di medicina, sostituendolo con l’inglese a partire dall’anno accademico 2025-2026. Lo ha annunciato il presidente Abdelmadjid Tebboune, sottolineando come tale scelta sia in linea con le esigenze della modernità e dell’integrazione scientifica globale.
Durante una visita ufficiale a Béchar, nel sud-ovest del Paese, Tebboune ha inaugurato la prima facoltà di medicina in un’area sahariana, presso l’Università Mohamed-Tahri. In quella occasione, ha ribadito che la transizione linguistica non è improvvisa: già dal 2022, i testi accademici medici vengono redatti in lingua inglese. “Il nostro futuro si costruisce sulla scienza, e la scienza oggi si parla in inglese”, ha affermato il presidente, rivendicando il valore strategico della riforma.
Il Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica ha confermato che il passaggio sarà graduale e accompagnato da investimenti mirati nella formazione dei docenti. L’obiettivo dichiarato è quello di migliorare la qualità dell’insegnamento universitario e rafforzare la competitività internazionale dell’Algeria.
La svolta linguistica non si limita alla medicina. Già nel 2022, l’Algeria aveva introdotto l’insegnamento obbligatorio dell’inglese nelle scuole elementari, a partire dalla terza classe. Il francese, che per decenni ha dominato la vita istituzionale e accademica del Paese, è oggi oggetto di una progressiva marginalizzazione. Questo fenomeno, tuttavia, va compreso nel contesto delle relazioni storiche tra Algeria e Francia, segnate da una colonizzazione lunga 132 anni e da una guerra d’indipendenza tra le più sanguinose del Novecento.
La colonizzazione francese, iniziata nel 1830 con la presa di Algeri, ha lasciato profonde cicatrici nel tessuto sociale, culturale e linguistico algerino. La lingua francese divenne lo strumento principale di assimilazione coloniale, utilizzata per l’amministrazione, l’istruzione e i media, a discapito dell’arabo e delle lingue amazigh.
Dopo l’indipendenza conquistata il 5 luglio 1962, l’Algeria ha avviato politiche di arabizzazione, ma il francese è rimasto radicato nell’élite e nei settori della sanità, della tecnologia e dell’istruzione superiore. Oggi, secondo l’Organizzazione Internazionale della Francofonia, l’Algeria è ancora uno dei Paesi con il maggior numero di francofoni al mondo, subito dopo la Francia e la Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, la lingua di Molière è sempre più percepita da ampi settori della società come un’eredità coloniale da superare.
La riforma linguistica arriva in un clima già teso tra Parigi e Algeri. Le relazioni bilaterali hanno vissuto nuove turbolenze a seguito delle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che nel 2021 ha messo in dubbio l’esistenza di una “nazione algerina” precoloniale, provocando l’ira di Algeri. A ciò si aggiungono le controversie sulla memoria coloniale, sulla questione migratoria e sulla posizione francese in merito al Sahara Occidentale.
Nel 2022, il movimento di protesta Hirak, che aveva portato alla caduta dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika, ha contribuito ad accelerare la rottura simbolica con il passato coloniale. Diversi ministeri – tra cui Cultura, Lavoro, Gioventù e Sport – hanno ufficialmente vietato l’uso del francese nella comunicazione interna. Persino il Ministero della Difesa ha adottato solo l’arabo e l’inglese come lingue ufficiali.
La scelta dell’inglese non è solo una mossa politica, ma anche strategica. Secondo il British Council, l’inglese è ormai la lingua dominante nella pubblicazione scientifica e nella cooperazione universitaria internazionale. Per un Paese giovane come l’Algeria – dove oltre il 50% della popolazione ha meno di 30 anni – questa transizione può rappresentare un’occasione per rafforzare il capitale umano, attrarre investimenti esteri e aprirsi a nuovi orizzonti.
Resta però da capire quanto il sistema scolastico e universitario sia preparato ad affrontare una sfida tanto ambiziosa. Se il passaggio sarà mal gestito, rischia di creare nuove disuguaglianze, soprattutto per gli studenti delle regioni più svantaggiate.
Il passaggio dall’egemonia del francese all’adozione dell’inglese nelle università algerine è molto più di una semplice riforma educativa. È il simbolo di una riconfigurazione identitaria, il tentativo di riscrivere il futuro linguistico e geopolitico del Paese. In un’epoca in cui le memorie coloniali sono ancora vive e il ruolo della lingua si intreccia con la sovranità culturale, la scelta dell’inglese appare come un atto di emancipazione – ma anche come una sfida di lungo periodo che richiederà visione, risorse e coraggio.