Reparti speciali dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nelle città di Irsal al-Bireh, alle porte di Ramallah (Cisgiordania), e di Betlemme e arrestato Khalida Jarrar, membro dell’Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ed altri tre militanti.
I reparti israeliani hanno circondato l’abitazione intorno alle 3 del mattino. Alla figlia, che ha aperto la porta, i soldati hanno chiesto di vedere la madre. Quando Jarrar si è presentata i soldati le hanno comunicato che “era in arresto”, senza precisare con quali accuse e l’hanno portata via
IL FPLP è la principale formazione della sinistra palestinese. Nel corso del raid notturno, i militari hanno sequestrato dall’abitazione di Khalida Jarrar due computer e un telefono cellulare. Jarrar è stata trasferita nel carcere di Ofar, a nord di Gerusalemme. La stampa di Tel Aviv ha parlato di “arresto di una cellula del FPLP che ha portato avanti operazioni contro coloni”.
L’esponente palestinese si definisce una perseguitata da Israele. Nel luglio del 2010 chiese a Tel Aviv il permesso di recarsi ad Amman per sottoporsi a un delicato esame al cervello per l’assenza di macchinari medici in Cisgiordania. Israele negò quel permesso per molti mesi, un atteggiamento che fece indignare l’opinione pubblica internazionale e le organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani.
Jarrar ha inoltre denunciato le posizioni del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, in merito “all’aggressione israeliana” sulla Striscia di Gaza in quanto non in sintonia con il volere del popolo palestinese che chiede “la fine dell’occupazione e non trattative con il nemico che opprime e massacra i civili”. La leader palestinese ha più volte esortato la popolazione della Cisgiordania a esprimere la propria rabbia, invitando i servizi di sicurezza dell’ANP a fermare “la repressione dei giovani palestinesi che cercano di scontrarsi con l’occupazione”.
Recentemente ha rivolto una dura critica verso l’iniziativa araba per la pace, definendola “pericolosa” per la causa palestinese e sottolineando “che nessuno ha il diritto di rinunciare ai diritti nazionali del popolo palestinese”. Secondo l’esponente del Fronte Popolare l’iniziativa araba per la pace “toglie ai rifugiati palestinesi il loro diritto di tornare alle loro case e terre dalle quali sono stati sfollati a partire dalla guerra del 1948”.
L’ “Associazione dei Prigionieri Palestinesi” ha denunciato l’arresto come un “atto di vendetta”, in risposta al rifiuto di Jarrar di accettare la decisione presa lo scorso agosto dall’esercito israeliano di confinarla per sei mesi a Gerico perché rappresenterebbe una “minaccia per la sicurezza”