Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Più di trenta giovani rivoluzionari hanno perso la vita in seguito a un attentato terrorista perpetrato dall’organizzazione jihadista DAESH [Isis] nella città di Suruç, alla frontiera con la Siria. (…) Lunedì 20 luglio un gruppo di trecento giovani si apprestava a passare la frontiera per partecipare alla ricostruzione della città kurda di Kobane, distrutta durante l’eroica resistenza della popolazione locale, del PYD e delle milizie YPG-YPJ, nonché dei combattenti volontari venuti da ogni parte.
Nel quadro della campagna di sostegno organizzata dalla Federazione delle associazioni della gioventù socialista, dotati di pacchi di giocattoli, di prodotti sanitari, di secchi di vernice, di libri e di film, questi giovani, per la maggior parte studenti, intendevano partecipare alla ricostruzione delle case, costruire parchi e asili nido per i bambini, formare una biblioteca.
E’ questo sentimento incrollabile di solidarietà internazionalista con i kurdi di Kobane il vero bersaglio di DAESH e non “la Turchia”, come pretende il Primo ministro Davutoglu. E’ la guerra contro il PYD, nella quale sta perdendo terreno in Siria, che l’organizzazione jihadista cerca di esportare sul territorio turco con questo ignobile attentato, così come con le esplosioni durante il meeting del Partito democratico dei popoli (PHD) a Diyarbakır.
Ricordiamoci i camion pieni di armi e di missili che si apprestavano a passare il confine con la Siria sotto l’occhio dei Servizi di sicurezza, gli ospedali a disposizione dei militanti feriti di DAESH. Ricordiamoci la gioia appena celata di Erdogan quando dichiarava che “Kobane sta per cadere”. E non era lo stesso Davutoglu a proclamare, quando era ancora Ministro degli affari esteri, che DAESH poteva essere vista come una struttura radicale ma che erano stati “lo scontento e l’indignazione precedenti” a provocare questa “reazione”?
Ancora un mese fa la stampa dell’AKP annunciava in copertina, riferendosi a fonti militari, che “il PYD è più pericoloso di DAESH”. E infine come dimenticare la fotografia che mostrava il sorriso fiducioso di quel terrorista jihadista durante il suo interrogatorio da parte della polizia turca?
Di fronte alla barbarie jihadista e ai suoi collaboratori, opporremo il sorriso pieno di audacia e di speranza che quei giovani rivoluzionari, morti sulla strada verso Kobane, ci hanno lasciato in eredità. E’ continuando la loro battaglia che faremo vivere lo spirito di solidarietà che li animava.
Per il diritto all’autodeterminazione del popolo kurdo!
DAESH assassino, AKP collaboratore!
Comunicato di Yeniyol sull’attentato di Suruç*
*Sezione Turca della Quarta Internazionale. Traduzione di Nadia De Mond