Calcio. La Francia va alla guerra del velo


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“La Francia non ha scelta, non può rifiutare le decisioni dei guardiani delle regole del calcio”. Così il presidente della Fifa Sepp Blatter è intervenuto nella “guerra del velo” che si sta consumando in questi giorni tra la Francia e la Fifa, la federazione internazionale del calcio, dopo l’ok all’utilizzo del velo islamico in campo. Una guerra che nei giorni scorsi ha visto anche l’intervento del governo francese a sostegno della linea della federcalcio che si oppone invece all’utilizzo del velo.

Tutto è nato a seguito della decisione dell’International Board che decide in merito alle regole del calcio mondiale, l’Ifab, che ha stabilito lo scorso 3 marzo che il velo islamico può essere utilizzato in campo nelle partite ufficiali di calcio femminile, come pure il turbante per gli uomini. La decisione però non è piaciuta alla federazione francese di calcio che lo scorso 14 marzo ha dichiarato in un comunicato che manterrà “il divieto di portare qualsiasi simbolo religioso o confessionale”.

Una decisione che si richiama al principio di laicità che lo stato francese adotta sia nelle scuole, dove è vietato portare il velo, che negli uffici pubblici. La posizione della federcalcio francese è stata sostenuta nei giorni scorsi anche dal nuovo ministro dello sport del governo Valls, Thierry Braillard: “La posizione della federcalcio e del suo presidente Noel Le Graët ha il nostro pieno sostegno.

Sempre in Francia è arrivato il parere negativo dell’associazione femminista Ni Putes ni soumises (“Né puttane né sottomesse”), secondo cui il velo è un “simbolo della dominazione maschile” e la scelta della Fifa “una totale regressione”. Rilevante, inoltre, l’obiezione sollevata da chi si appella all’articolo n.4 del Regolamento di gioco ufficiale della Fifa, dove è scritto che “giocatori e membri della squadra non possono mostrare messaggi o slogan religiosi in nessuna lingua o forma e in nessuno dei loro equipaggiamenti sportivi”. Lo Hijab, però, viene ammesso in quanto “simbolo culturale“. Dopo tutto il suo uso è già permesso in diversi sport femminili (come ad esempio il rugby), e non ci sono rischi in termini di pericolo sul campo da gioco.

La svolta della Fifa è maturata anche in seguito alla polemiche sorte l’anno scorso per l’esito di una partita valida per le qualificazioni alle Olimpiadi di Londra 2012 tra Iran e Giordania. Che non si è mai giocata: finì 3-0 a tavolino per la Giordania, perché le giocatrici iraniane si rifiutarono di togliere il velo per scendere in campo. L’episodio aveva suscitato grande clamore a livello internazionale: un vero e proprio caso diplomatico, con il presidente iraniano Ahmadinejad che aveva definito “dittatoriale” il comportamento dei vertici della Fifa.

(con fonte Ansa)

 


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