Cile. Boric rivoluziona le pensioni dopo 43 anni


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(Federica Cannas) – Dopo oltre quattro decenni di immobilismo, il Cile compie un passo storico nel suo sistema previdenziale. Il Parlamento ha approvato una riforma fondamentale delle pensioni, un traguardo inseguito da anni e finalmente reso possibile grazie alla determinazione del presidente Gabriel Boric. Il provvedimento, che segna la fine dell’era imposta dalla dittatura di Pinochet, introduce un sistema più equo e solidale, ponendo fine a una delle più evidenti ingiustizie sociali che il paese si trascinava dagli anni ’80.

Per comprendere l’importanza della riforma, bisogna tornare al 1981, quando il regime militare privatizzò il sistema pensionistico, affidandolo alle AFP (Administradoras de Fondos de Pensiones), società finanziarie private che gestivano i contributi dei lavoratori senza alcun intervento statale o contributo da parte dei datori di lavoro. Il risultato? Pensioni misere, insufficienti per garantire una vecchiaia dignitosa.

La maggior parte dei cileni, dopo una vita di lavoro, si ritrovava con assegni pensionistici di appena 350 dollari al mese, ben al di sotto del necessario per far fronte al costo della vita. Il modello era stato spacciato come efficiente e sostenibile, ma con il tempo si era rivelato fallimentare, alimentando profonde disuguaglianze. Le proteste sociali del 2019, che portarono alla nascita del processo costituente, avevano tra le loro richieste principali proprio la riforma delle pensioni. Oggi, quella battaglia trova finalmente una risposta concreta.

La nuova legge approvata dal Parlamento introduce una svolta radicale: i datori di lavoro saranno finalmente obbligati a contribuire al fondo pensionistico dei propri dipendenti, con una quota pari all’8,5% dello stipendio. I lavoratori continueranno a versare il 10%, ma con una prospettiva molto più rassicurante rispetto al passato: si stima infatti che le pensioni aumenteranno tra il 14% e il 35%.

Inoltre, la riforma introduce meccanismi per correggere le disuguaglianze di genere, dato che le donne, a causa di carriere lavorative più discontinue e retribuzioni più basse, finivano per ricevere pensioni ancora più misere rispetto agli uomini. Sarà inoltre garantita maggiore concorrenza nella gestione dei fondi pensionistici, con l’ingresso di nuovi operatori internazionali per evitare il monopolio delle AFP.

Il successo di questa riforma porta la firma di Gabriel Boric, che ha saputo costruire un delicato equilibrio politico per farla approvare. Il voto finale ha visto una maggioranza trasversale: 110 deputati a favore e 38 contrari, grazie a un accordo tra la coalizione di governo e l’opposizione moderata di Chile Vamos. Un compromesso politico che pochi avrebbero creduto possibile, ma che dimostra l’abilità del giovane presidente cileno nel tessere alleanze anche con forze tradizionalmente ostili al suo programma progressista.

Boric ha dimostrato di essere un politico pragmatico, capace di ottenere risultati concreti. Dopo il fallimento del primo progetto di riforma costituzionale, c’era chi lo dava per politicamente indebolito. Invece, questa vittoria segna il suo rilancio, mostrando che la sua amministrazione è in grado di affrontare le sfide strutturali del paese con determinazione e concretezza.

L’approvazione di questa riforma non è solo una questione tecnica, ma rappresenta un passo avanti per il Cile nella costruzione di un modello più giusto ed equo. Per anni, la previdenza sociale è stata un terreno minato, dove i governi precedenti avevano fallito nel trovare soluzioni accettabili per tutte le parti in gioco. Ora, con questo nuovo assetto, il paese si avvicina finalmente a una forma di protezione sociale che garantisce maggiore sicurezza economica ai suoi cittadini più anziani.

Certo, la strada da percorrere è ancora lunga. La riforma dovrà essere implementata con attenzione e potrebbe incontrare resistenze da parte di chi beneficia del sistema attuale. Ma una cosa è chiara: il Cile ha voltato pagina. Con questa riforma, il governo Boric non solo risponde a una delle principali richieste della società cilena, ma pone anche le basi per un futuro più giusto e dignitoso per tutti.


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