Come gli Houthi stanno riscrivendo le rotte del commercio globale


0 Condivisioni
Condividi su

Raimondo Schiavone -Uno dei passaggi marittimi più strategici al mondo è oggi diventato un campo minato, letteralmente. Gli attacchi missilistici e con droni lanciati dallo Yemen contro navi mercantili nel Mar Rosso hanno costretto tre quarti delle imbarcazioni battenti bandiera statunitense a evitare il Canale di Suez, deviando verso la più lunga e costosa rotta attorno alla punta meridionale dell’Africa.

“Il 75% delle nostre navi ora è costretto a circumnavigare il Capo di Buona Speranza”, ha dichiarato ieri Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. “L’ultima volta che uno dei nostri cacciatorpediniere ha attraversato lo stretto, è stato attaccato 23 volte”.

Le cifre sono impressionanti: secondo LSEG Shipping Research, la deviazione può raddoppiare i tempi di transito tra Asia ed Europa e aumentare i costi di circa 1 milione di dollari per viaggio. Le conseguenze si riflettono sull’intero commercio globale, con ritardi, rincari e un’ulteriore pressione su catene logistiche già provate.

Una guerra asimmetrica che funziona

Gli attacchi sono rivendicati dagli Houthi, milizia sciita sostenuta dall’Iran che controlla gran parte dello Yemen settentrionale. Nonostante anni di guerra, embargo e bombardamenti sauditi e occidentali, gli Houthi dimostrano una resilienza militare e strategica notevole. Il loro arsenale comprende missili balistici, droni e tecnologie di targeting sempre più sofisticate.

“Puoi massacrare la popolazione civile, ma trovare e distruggere i centri di lancio è un’altra cosa”, ha dichiarato in forma anonima un analista militare occidentale. “Sono ben nascosti, mobili, e sfruttano la geografia impervia dello Yemen”.

Israele e Stati Uniti in affanno

Israele, nonostante i suoi avanzati sistemi di difesa, fatica a intercettare i missili. Gli attacchi nel Mar Rosso sono parte di una strategia più ampia di pressione regionale, che si interseca con il conflitto a Gaza, le tensioni con l’Iran e la sfida al predominio navale degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti, pur guidando una coalizione per la sicurezza marittima nella regione, si trovano di fronte a un dilemma: ogni escalation rischia di amplificare il conflitto e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente. Ma la situazione attuale sta già erodendo la credibilità della proiezione di potenza statunitense nella regione.

David contro Golia

In questo scenario, il piccolo Yemen si erge come una spina nel fianco delle potenze mondiali. Non si tratta più solo di un conflitto locale o di una crisi umanitaria, ma di una sfida geopolitica che rimette in discussione l’equilibrio delle rotte commerciali globali e l’efficacia delle tradizionali strategie militari.

Il mondo sta assistendo a una guerra asimmetrica in tempo reale, dove una milizia locale riesce a bloccare una delle arterie del commercio globale. E la domanda che si pongono tutti è: quanto potrà durare ancora, e a quale costo?

 


Condividi su
0 Condivisioni