(Redazione) – Una corona piena di escrementi. È il passaggio di consegne tra il Re Juan Carlos e Felipe VI di Spagna. Così il settimanale satirico El Jueves (Il Giovedì), che arriva puntuale nelle edicole il mercoledì, ha descritto con una vignetta l’inizio del nuovo regno nel paese iberico. Lo ha potuto fare solo per qualche ora e sulla propria pagina Facebook. Tanto è bastato per scatenare un putiferio.
La vignetta è stata rimossa e gli spagnoli il giorno dopo hanno trovato la rivista con una copertina completamente diversa da quella annunciata sul social media. Nessuna traccia del padre che passa al figlio, in ginocchio e con lo sguardo terrorizzato, il simbolo di una monarchia che in Spagna considerano l’ultimo regalo del regime fascista di Franco. Al suo posto una caricatura di Pablo Iglesias, il leader del nuovissimo partito Podemos, che alle ultime elezioni europee ha conquistato 1,2 milioni di voti e 5 seggi a Strasburgo.
Secondo alcuni si è trattato di un caso di censura, il primo del nuovo re, poco incline alle interviste, alle apparizioni pubbliche e, dicono i ben informati, con uno scarsissimo senso dell’umorismo. Secondo le indiscrezioni di stampa, sarebbe intervenuta direttamente dalla Casa Real, tramite la proprietaria del magazine, la Rba Editores di Barcellona, colosso spagnolo dell’editoria, presente in 46 Paesi.
Fatto sta che Albert Monteys, ex direttore fino al 2011, ha annunciato le sue dimissioni. “La cosa incredibile – ha detto – è che la proprietà ci ha comunicato che non sarebbe potuta uscire una copertina sul Re, dicendo che non era così importante”. Di seguito anche il vignettista Manuel Fontdevila, autore della copertina censurata (anche lui ex direttore e vent’anni di carriera dentro la redazione della rivista catalana) ha sbattuto la porta della redazione. Li hanno seguiti il disegnatore Bernardo Vergara e lo scrittore Isaac Rosa. In tutto sono una decina i giornalisti che hanno annunciato le dimissioni.
La monarchia oggi gode di una popolarità bassissima. I repubblicani sono scesi in piazza chiedendo un referendum per abolire un sistema istituzionale legato a un passato che in tanti vogliono lasciarsi alle spalle. L’amato re negli anni ha perso gran parte delle simpatie del popolo spagnolo che in fondo non ha mai smesso di considerarlo un principe fantoccio del franchismo. Nato in esilio a Roma, si trasferisce a Madrid nel 1948. Pochi anni dopo, nel 1956, suo fratello Alfonso viene ucciso da un colpo d’arma da fuoco. Sarebbe stato proprio Juan Carlos ad ucciderlo, dopo avere puntato l’arma per gioco contro di lui, ma la versione ufficiale sostiene che Alfonso stesse pulendo l’arma e un colpo sia partito.
Nel 1969, il caudillo designa Juan Carlos suo successore. La monarchia era già stata proclamata nel 1947, ma Franco si era autonominato reggente, avviando un regime di destra, nazionalista, cattolico e anti comunista. Juan Carlos sale al trono nel 1975, quando verrà varata la nuova costituzione democratica, con 17 ampie autonomie regionali (tra cui regimi speciali per Catalogna e Paese Basco), approvata da un referendum popolare nel dicembre 1978. Una svolta democratica che servì al giovane re a scrollarsi di dosso le critiche, i sospetti e le antipatie di una parte dell’opinione pubblica spagnola.
Nel 1981 sventò persino un tentativo di colpo di Stato. Non senza un briciolo di sarcasmo i suoi detrattori dicono che sia stata l’ultima e unica cosa buona che abbia mai fatto nel suo regno, contraddistinto da scandali, gaffe e una salute precaria, simbolo di una casa reale decadente e anacronistica.
Gli ultimi anni del suo regno sono invece decisamente difficili, dopo lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008 e della profonda crisi economica che ha colpito la Spagna. Nel 2012, il sovrano è operato d’urgenza all’anca dopo un costoso safari in Bostwana (insieme con l’amante accanto alla quale viene fotografato dopo aver ucciso un elefante), in piena crisi economica. E’ subito scandalo, anche perché Juan Carlos è presidente onorario del WWF spagnolo. Il re è obbligato a scusarsi pubblicamente, ma crescono le richieste di abdicazione a favore del principe Felipe. Il resto è cronaca.