Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea ha ribadito che Hamas, il movimento di resistenza palestinese che governa la Striscia di Gaza, deve essere considerata un’organizzazione terroristica. Secondo i giudici internazionali, nella sentenza del 2014 il Tribunale della Ue non avrebbe dovuto togliere Hamas dall’elenco europeo delle organizzazioni terroristiche. La stessa Corte ha quindi rinviato allo stesso Tribunale la causa intentata dalla gruppo palestinese al Consiglio Ue, che nel 2001 aveva inserito Hamas nella sua lista nera, congelandone i beni. La Corte ha invece confermato la cancellazione dalla lista per le “Tigri per la liberazione della patria Tamil”.
A Gaza la delusione è palpabile: i sentimenti provati da Hamas sono di sorpresa e di grande amarezza. La sensazione è di aver patito una palese ingiustizia a causa di pressioni politiche esterne, in particolare da Usa ed Israele. Il portavoce del movimento, Taher a-Nunu, ha detto che Hamas si impegnerà “con mezzi legali” perché quella decisione sia annullata.
Nei giorni scorsi, l’ambasciatore russo presso Israele, Alexander Shein, in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva russofona israeliana Channel 9 aveva sottolineato che la Russia non considera Hamas un’organizzazione terroristica giustificando questa decisione con il fatto che, secondo la legge nazionale per terrorista si intende soltanto chi attacca persone, interessi e luoghi appartenenti alla Federazione Russa. Le parole dell’ambasciatore russo avevano provocato la reazione dei media israeliani, secondo i quali il diplomatico è insensibile di fronte “agli attacchi indiscriminati di Hamas nei confronti di cittadini israeliani”, anche ebrei russi, che dunque sarebbero considerabili, proprio per questo, terroristi, anche secondo la legge russa.
Già nel 2015, Mikhail Bogdanov, già rappresentante russo alla Lega Araba, aveva affermato che la Russia aveva contatti con chiunque, anche con Hamas, in qualità di organizzazione che rappresentava parte della società palestinese. Già a quei tempi, Bogdanov aveva affermato che secondo la legge russa, nessuna organizzazione può essere considerata terrorista senza aver commesso attacchi di qualunque genere alla sicurezza di Mosca. E non è un caso che il Cremlino, nella sua azione di mediazione nella regione, abbia incontrato anche i leader di Hamas nel tentativo di trovare una soluzione all’annosa questione israelo – palestinese. Come hanno osservato alcuni analisti, nel rifiuto della Russia di considerare Hamas come un gruppo terrorista, può essere sicuramente inserito il tema del riavvicinamento di Hamas con l’Iran negli ultimi tempi.
Intanto a Gerusalemme la situazione resta in fase di ebollizione. Israele sperava ieri di aver calmato le acque con la rimozione dei metal detector dagli accessi alla Spianata delle Moschee. Invece da parte palestinese le proteste non accennano a fermarsi. Al contrario, al Fatah e Hamas hanno indetto per venerdì, separatamente, una nuova giornata di mobilitazione nazionale, e di collera.