Sono quasi 32 mila, provenienti da 80 paesi, i combattenti dello Stato Islamico impegnati in Siria e in Iraq. Lo dice un rapporto della Central Intelligence Agency (Cia), secondo cui il numero supera di tre volte quello valutato in precedenza. L’Is, ha detto un portavoce della Cia alla Cnn, conterebbe “tra 20mila e 31.500 combattenti tra Iraq e Siria”.
In Siria, in particolare, i combattenti stranieri sarebbero circa 15mila, di questi oltre 2000 (ma altre fonti parlano di 3500) arriverebbero dall’Europa. Inizialmente, analisti e funzionari degli Stati Uniti avevano valutato che i combattenti dello Stato islamico erano circa 10mila.
Il numero, ha aggiunto il portavoce, ha registrato un forte aumento a giugno, a causa di una maggiore attività di reclutamento, favorito da “successi sul campo di battaglia e dalla dichiarazione di un califfato”. Un’attività reclutamento facilitata anche dalla imponente quantità di denaro che il gruppo può disporre.
Secondo fonti dell’intelligence e dell’antiterrorismo statunitense, il fatturato dell’IS si aggira intorno ai 2 milioni di dollari al giorno, potendo contare sui profitti generati dalla vendita del petrolio, dal pagamento dei riscatti, da estorsioni e contrabbando.
Secondo un funzionario dell’amministrazione statunitense, questa caratteristica differenzia l’Is da molti gruppi terroristici, come al Qaida, che dipendeva dai suoi legami internazionali e dalla ricchezza della famiglia di Osama bin Laden. “Lo Stato islamico è probabilmente il gruppo terroristico più ricco mai conosciuto” ha detto Matthew Levitt, esperto di terrorismo islamico che ha lavorato anche per il governo statunitense, attualmente direttore del programma d’intelligence e antiterrorismo al Washington Institute for Near East Policy. “Non sono integrati nel sistema finanziario internazionale – ha detto – e per questo non sono vulnerabili”.
con fonti afp, reuters, Aki