Per il rilascio di Greta e Vanessa, le due ragazze italiane rapite in Siria lo scorso anno, sarebbe stato pagato un riscatto di circa 11 mln di euro. Lo dicono fonti giudiziarie di Aleppo, secondo cui una delle persone coinvolte nel negoziato è stata condannata per essersi intascata circa metà del riscatto.
Il “tribunale islamico” del Movimento Nureddin Zenki, una delle milizie già indicata come coinvolta nel sequestro, ha condannato Hussam Atrash, descritto come uno dei signori della guerra locali, capo del gruppo Ansar al Islam. L’agenzia di stampa italiana ANSA ha ricevuto una copia digitale del testo della condanna emessa il 2 ottobre scorso dal tribunale Qasimiya del movimento Zenki nella provincia di Atareb.
Secondo la condanna, Atrash, basato ad Abzimo, la località dove scomparvero Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, si è intascato 5 dei 12 milioni e mezzo di dollari, equivalenti a poco più di 11 milioni di euro. I restanti 7 milioni e mezzo – affermano fonti di Atareb interpellate dall’ANSA telefonicamente – sono stati divisi tra i restanti signori della guerra locali.
La notizia, pubblicata per la prima volta nei mesi scorsi dal quotidiano pan-arabo ‘al-Quds al-Arabi’, trova conferma in un articolo apparso sul sito Aleppo News, che cita proprio la sentenza a carico dell’uomo che avrebbe intascato parte del riscatto. Al-Quds al-Arabì scriveva che l’ex capo della brigata antiregime ‘al-Ansar’, lo sceicco Hussam Atrash, che avrebbe avuto un ruolo di «coordinatore» nel sequestro delle due ragazze italiane, avrebbe intascato il 40% della somma pagata, girando il resto al Fronte al-Nusra, cellula legata al Qaeda, il cui compito era tenere le due cooperanti in un luogo sicuro.
GENTILONI A GENNAIO NEGO’ IL PAGAMENTO DI UN RISCATTO – “Solo illazioni”. Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo alla Camera sulla liberazione delle due ragazze italiane, lo scorso gennaio smentì il pagamento del riscatto: “Siamo contrari al pagamento di riscatti. L’Italia in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è la linea dell’Italia. Attorno a questo sequestro è gravitata un’ampia serie di personaggi che hanno tentato a più riprese di accreditarsi come mediatori e dalla cui attività di intossicazione si deve una impropria azione di vero e proprio depistaggio, con riferimenti iniziali all’Isis, minacce agli ostaggi e supposti riscatti”.
GASPARRI (FI): GOVERNO CHIARISCA SU RISCATTO PER GRETA E VANESSA – «Secondo fonti giudiziarie di Aleppo, per rilasciare le due giovani italiane andate in Siria e poi rapite sarebbe stato pagato un riscatto di 11 milioni di euro. Non mi soffermo sull’importo presumibilmente versato, ma colgo l’occasione per chiedere ancora una volta al governo se per Greta e Vanessa abbiamo ceduto alle pressioni dei terroristi». Lo dichiara Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia. «Ho presentato un’interrogazione per sapere se sia vero quanto riportato da un’agenzia Ansa di oggi relativamente al riscatto. Il governo italiano – prosegue il vicepresidente del Senato – deve dire se ha versato soldi e finanziato i fondamentalisti islamici. Mi chiedo poi quali misure abbia assunto per impedire che si verifichino altri casi come quello delle due ragazze bresciane, partite con una missione i cui contorni restano sostanzialmente sconosciuti e di cui non abbiamo finora ancora compreso la portata». «Ovviamente mi auguro ci sia una smentita. In caso contrario il messaggio sarebbe devastante», conclude l’esponente azzurro.
SALTAMARTINI (LEGA): SE VERO RISCATTO SCHIAFFO A ITALIANI – «Se fosse vera la notizia che per liberare Greta e Vanessa rapite in Siria l’Italia ha pagato 11 milioni questo sarebbe uno vero e proprio schiaffo in faccia per i tanti italiani che versano in condizione di povertà a cui lo Stato non pensa». Lo dichiara Barbara Saltamartini, deputato della Lega Nord-Noi con Salvini. Per Saltamartini il pagamento del riscatto sarebbe uno schiaffo anche per «quelle famiglie a cui, stante le norme vigenti dopo gli attentati dell’11 settembre – che prevedevano il blocco dei beni familiari per chi fosse stato rapito in territori dove erano presenti milizie terroristiche – non è stata data questa possibilità». «Laddove confermata – aggiunge Saltamartini – questa notizia si configurerebbe una situazione di una gravità inaudita perchè ci troveremmo di fronte ad un Ministro che ha mentito alle Camere, un Presidente del Consiglio che ha autorizzato un pagamento in violazione di norme ben chiare e una Procura che non è stata in grado di muovere un dito». «Posto che le due ragazze non erano all’estero per svolgere operazioni di cooperazione internazionale con realtà associative nazionali o internazionali riconosciute dalla Farnesina – conclude – , ma erano arrivate in territorio siriano in modo autonomo e per libera scelta, oggi se fossimo in un paese serio sarebbe sacrosanto chiedere loro di risarcire lo Stato che ha pagato caro per porre rimedio a una loro leggerezza. Uno Stato pronto a pagare per Greta e Vanessa, ma non per i nostri Marò e per Padre dall’Oglio. Questa è una vergogna ed occorre che il Governo venga a riferire in aula».