Dichiarazione finale di Astana: la Siria stato sovrano, indipendente e non confessionale


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La dichiarazione congiunta finale dei negoziati sulla Siria che si sono svolti ad Astana (in Kazakhstan) sancisce l’impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica Araba Siriana come stato non confessionale, democratico,  multi-etnico  e multi-religioso. La dichiarazione è stata sottoscritta dalle delegazioni della Repubblica Islamica dell’Iran, della Federazione Russa e della Repubblica di Turchia, in linea con la dichiarazione congiunta dei loro ministri degli esteri a Mosca il 20 dicembre 2016 e la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2336.

Ai negoziati hanno partecipato i rappresentanti del governo di Damasco e i gruppi dell’opposizione armata guidati Muhammad Allush, uno dei leader del cosiddetto Fronte Islamico* che si è battuto per la caduta del presidente Bashar al Assad e per l’instaurazione di un emirato islamico in Siria. La legittimità della presenza di Alloush, un salafita, ai colloqui di Astana è stata più volte contestata sia da Damasco che da Mosca. Nella città kazaka erano presenti anche i delegati dell’Unione Europea e l’inviato Onu per la Siria Staffan de Mistura. Escluse le milizie curde filo-occidentali, per volontà della Turchia che le combatte, e i jihadisti dello Stato islamico e di Fatah Al Sham, l’ex Fronte Al Nusra legato ad Al Qaeda.

Le delegazioni dei tre paesi hanno anche espresso la loro convinzione che “non esiste una soluzione militare alla crisi siriana, che può essere risolta solo attraverso un processo politico basato sull’attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza no.2254 Stati Uniti nella sua interezza”.

Russia, Iran e Turchia, è scritto nel documento finale,  “cercheranno, attraverso iniziative concrete, di utilizzare la loro influenza sulle parti, per consolidare il regime di cessate il fuoco, istituito ai sensi gli accordi conclusi il 29 dicembre del 2016 e sostenuto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2336 (2016), al fine di contribuire a ridurre al minimo le violazioni e la violenza, garantendo il libero accesso umanitario, rapido e senza intoppi, in linea con la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2165 (2014), garantendo altresì la protezione e la libera circolazione dei civili in Siria “.

I tre paesi hanno deciso “di istituire un meccanismo trilaterale per osservare e garantire il pieno rispetto del cessate il fuoco, evitare provocazioni e determinare tutte le modalità del cessate il fuoco”. Russia, Iran e Turchia hanno inoltre ribadito la loro determinazione a combattere congiuntamente ISIS e Fatah Al Sham, considerate organizzazioni terroristiche,  separandole dagli altri “gruppi armati dell’ opposizione”.

Le tre parti hanno espresso la loro convinzione che non vi è una “necessità urgente di intensificare gli sforzi per avviare il processo di negoziazione in conformità con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2254, sottolineando come l’incontro internazionale di Astana sia una piattaforma efficace per un dialogo diretto tra il governo e la opposizioni come richiesto dalla risoluzione n. 2254”.  Russa, Iran e Turchia sostengono inoltre “la volontà dei gruppi armati dell’opposizione a partecipare alla prossima tornata di trattative, che si terrà tra il governo e l’opposizione, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, il prossimo 8 febbraio a Ginevra”.

In apertura dei colloqui, Bashar Jaafari, capo della delegazione governativa ai colloqui, aveva definito “insolente” il discorso di apertura tenuto dalla delegazione delle opposizioni, affermando che queste “sostengono i terroristi”.  Secondo il rappresentante del governo siriano, “alcuni partecipanti all’incontro o per la precisione i gruppi terroristici armati, interpretano erroneamente l’accordo sul cessate il fuoco e violano i limiti dell’accordo, ciò crea dei problemi per tutti. La delegazione dei gruppi terroristici armati non osserva i parametri dell’accordo”. Jaafari ha inoltre accusato l’opposizione armata di sostenere i terroristi di Al Nusra.

La delegazione delle opposizioni siriane, dal suo canto,  è tornata a chiedere la rimozione dal potere del presidente siriano Bashar Assad. Citato dalla tv panaraba al Jazira, Muhammad Allush, ha detto che “l’opposizione mira a stabilizzare il cessate il fuoco in maniera completa e a portare avanti la transizione politica, cominciando dall’uscita di scena di Bashar Assad e del suo regime”. Sempre Allush ha detto che “i ribelli sono uomini di pace ma anche cavalieri di guerra”, lasciando intendere di esser pronti sia alla soluzione del conflitto sia al proseguimento del conflitto.

Benché assenti, anche alcuni gruppi curdi avrebbero consegnato al presidente siriano Assad un piano di piace. Lo ha riferito nei giorni scorsi una fonte curda secondo la quale il governo siriano potrebbe studiare il piano dopo i colloqui di Astana. L’agenzia iraniana Fars ha riferito che le riunioni con i funzionari di Damasco, sotto la supervisione della Russia, sono stati positivi. “I nostri piani – ha riferito la fonte – si basano sulla possibilità di trovare una tabella di marcia per la soluzione politica dei problemi curdi attraverso colloqui politici tra le due parti”. Richieste che, evidentemente, si scontrano con le posizioni della Turchia che non intende lasciare alcun margine di trattativa ai curdi siriani, così come ribadito anche nella tornata di colloqui ad Astana.

 

*  Il Fronte Islamico nasce il 22 novembre 2013 con l’annuncio della fusione di 7 gruppi ribelli siriani accomunati dall’ideologia islamista. L’annuncio viene comunicato attraverso una conferenza stampa in cui viene presentato il simbolo e l’organigramma della nuova organizzazione. Le formazioni costituenti sono:

  • Aḥrār al-Shām (Uomini liberi di Siria), il gruppo più grosso e organizzato;
  • Liwāʾ al-Tawḥīd (Vessillo dell’Unità divina), particolarmente attivo sul fronte di Aleppo;
  • Ṣuqūr al-Shām (Aquile della Siria), particolarmente attivo sul fronte di Idlib. Da questo gruppo proviene il leader del nuovo Fronte Islamico.
  • Jaysh al-Islām (Esercito dell’Islam), particolarmente attivo sul fronte di Damasco;
  • Katāʾib Anṣār al-Shām (Battaglioni degli Ausiliari della Siria), attivo ad Homs e Lattakia;
  • Liwāʾ al-Ḥaqq (Vessillo della Verità), particolarmente attivo sul fronte di Homs, è il gruppo più piccolo del Fronte.
  • Fronte Islamico Curdo, attivo nel governatorato di al-Hasaka,

 

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