(Massimo Lomonaco) – È giallo sulle dimissioni del governo di unità nazionale palestinese guidato da Rami Hamdallah. Dopo le notizie di ieri sera da Ramallah che preannunciavano la volontà del presidente Abu Mazen di sciogliere «entro 24 ore» l’esecutivo nato un anno fa, per l’impossibilità di governare a Gaza a causa delle difficoltà frapposte da Hamas, l’atto formale al momento è ancora incerto. E questo nonostante alcune fonti, citate dai media sia palestinesi sia internazionali, sostengano che Hamdallah abbia rimesso il proprio mandato incontrando stamattina Abu Mazen. Majed Khaldi, consigliere diplomatico di Abu Mazen, in una dichiarazione all’Ansa, ha tuttavia precisato che per ora «il governo di Rami Hamdallah è in carica e lo sono tutti i ministri».
E anche il portavoce della presidenza Nabil Abu Rudeina in un intervento riportato in arabo dalla Wafa – agenzia ufficiale dell’Autorità nazionale palestinese – ha negato che Hamdallah sia fuori gioco. Khaldi ha peraltro aggiunto che durante l’incontro tra Abu Mazen e Hamdallah è stata concordata una riunione del comitato esecutivo dell’Olp, alla quale parteciperà lo stesso primo ministro, «per discutere della possibilità della creazione di un nuovo governo di unità nazionale». Del resto lo stesso Abu Mazen nelle notizie circolate ieri sera aveva fatto sapere che, una volta formalizzate le dimissioni, sarà sempre Hamdallah a guidare un nuovo esecutivo.
Qualunque sia la situazione attuale, Hamas, secondo fonti locali a Gaza, si è subito schierata contro le decisioni annunciate da Abu Mazen contestando qualunque dissoluzione «unilaterale» del governo di unità nazionale. «Hamas – ha detto il portavoce Sami Abu Zuhri – respinge ogni cambiamento nell’esecutivo senza il consenso di tutte le parti».
«Nessuno – ha proseguito – ci ha detto alcunché su queste decisioni e nessuno ci ha consultato su qualsiasi cambiamento del governo di unita». Il governo di riconciliazione nazionale tra Fatah e Hamas – le due principali componenti politiche palestinesi – è stato nominato da Abu Mazen nel giugno del 2014 con Hamdallah premier di una compagine formata da tecnici. Nei mesi precedenti Hamas e l’Olp avevano concordato di dar vita a un patto unitario in modo da mettere fine alle divisioni seguite alla presa del potere della fazione islamica nella Striscia e alla guerra civile che ne era scaturita.
In questi ultimi mesi tuttavia le tensioni tra i due gruppi sono tornate ad acuirsi anche con incidenti. Sulla vicenda di queste ore sembrano inoltre pesare le notizie di trattative indirette tra Hamas e Israele – con l’esclusione di Abu Mazen – per una tregua di lunga durata a Gaza, mediata da Qatar e Turchia ma anche da istituzioni europee. Punto centrale della possibile intesa sarebbe la costruzione di un porto galleggiante a largo della Striscia. Voci che – tra smentite e conferme – hanno indotto l’Autorità nazionale palestinese a minacciare in questi giorni Hamas di ripercussioni sul governo unitario. Fino alle mosse annunciate ieri sera da Abu Mazen in vista di quella che appare ormai una rottura di fatto.