Hotspot, relocation, migranti economici. Il dizionario dell’immigrazione si arricchisce di nuovi termini, parallelamente alla strategia approvata dalla Commissione Europea. Ecco il significato di queste parole chiave.
HOTSPOT – Letteralmente ‘punto caldò. Sono i nuovi centri – voluti dalla Commissione europea – dove si faranno le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca, distinguendo così tra chi ha diritto a fare domanda di asilo e chi invece è irregolare. A supportare nelle procedure sono gli esperti di Europol, Easo (Ufficio europeo per l’asilo), Frontex ed Eurojust. In Italia funziona, in via sperimentale, l’hotspot di Lampedusa. Gli altri centri, che si apriranno gradualmente nei prossimi mesi, sorgeranno a Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto.
RELOCATION – È il trasferimento di richiedenti asilo da un Paese europeo ad un altro. Fatto – prima della decisione Ue dei mesi scorsi – impedito dal Regolamento di Dublino, che imponeva al Paese di primo ingresso di farsi carico del richiedente asilo fino alla conclusione dell’iter della domanda. Nel maggio scorso la Commissione ha proposto di ‘relocarè nei prossimi due anni 24mila migranti dall’Italia e 16mila dalla Grecia. A settembre si sono aggiunti altri 15.600 dall’Italia, 50.400 dalla Grecia e 54mila dall’Ungheria. L’Ungheria ha però deciso di non partecipare al meccanismo e quindi la sua quota potrebbe essere suddivisa tra Italia e Grecia. La relocation si può applicare ai richiedenti asilo la cui percentuale di riconoscimento dello status di rifugiato in Ue supera il 75% e sono tre le nazionalità che soddisfano il requisito: eritrei, siriani e iracheni. Gli Stati europei che ricevono i migranti godranno di uno stanziamento di 6mila euro a persona, mentre Italia, Grecia e Ungheria avranno dalla Commissione 500 euro per ogni persona ‘relocatà per coprire i costi del suo trasferimento.
MIGRANTI ECONOMICI – Sono migranti che non fuggono da guerre o persecuzioni, ma lasciano il proprio Paese per povertà o per migliorare la propria situazione economica. Come tali non hanno diritto ad accedere all’iter per la richiesta di asilo, ma andranno rimpatriati nei Paesi con i quali esiste un accordo di riammissione.