Dopo le rapide vittorie degli ultimi mesi sul campo di battaglia da parte dell’esercito siriano, la stampa statunitense ha iniziato a interessarsi al resto degli alleati del governo di Damasco che, oltre all’Iran e a Hezbollah, combattono al fianco dei militari siriani.
Il “Wall Street Journal” cita il politologo Joshua Landis che fa riferimento alla Brigata o Divisione dei Fatemiyun, composta da combattenti afghani appartenenti all’Asse della Resistenza, e segnala che essa ha svolto un ruolo fondamentale nella liberazione di Aleppo e delle località situate nella periferia di questa città. Questa brigata possiede un antecedente nell’Esercito di Muhammad, che lottò in Afghanistan contro i Talebani fino alla caduta di questo regime nel 2001.
Professore dell’università di Oklahoma, Landin ritiene che questi combattenti si distinguono per il loro valore ed efficacia: “Questi combattenti sono stati addestrati dal 2014 da ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione Islamica e di Hezbollah. E’ un corpo composto da un numero compreso tra gli 8.000 e i 14.000 uomini. Sono concentrati a Damasco e Aleppo, ma sono attivi anche nei fronti di combattimento di Hama, Homs e Deir Ezzor”.
“Si tratta di combattenti molto motivati che credono totalmente nella giustizia della causa per la quale combattono”, afferma Landis prima di sottolineare che “senza la presenza del fattore afghano, la presa di Aleppo da parte del governo di Assad sarebbe durata molto più tempo”. Nella guerra in Siria il fattore afghano, o meglio il fattore Fatemiyun, si rivela particolarmente importante nella misura in cui l’ISIS e gli altri gruppi takfiri si avvicinano alla loro fine in Siria e Iraq e, secondo numerosi analisti, l’Afghanistan costituirà la prossima meta di questi gruppi. Ma lì troveranno nuovamente i membri dei Fatemiyun a combatterli.
Fonte: Islamshia.org