(Salvatore Lazzara) – Stragi di bambini fra Nigeria e Camerun. Diecimila persone in fuga dai villaggi del Camerun per paura dei terroristi islamici di Boko Haram. La notizia è stata data da fonti governative: nei mesi passati i terroristi hanno compiuto incursioni in una ventina di villaggi e cittadine nel nord del Camerun, saccheggiando e rubando bestiame. Solo domenica scorsa nel villaggio di Mabass, hanno rapito 80 persone, di cui 50 bambini. Gli abitanti dei villaggi camerunensi hanno chiuso per motivi di sicurezza centinaia di scuole, nel timore di nuovi rapimenti. Bambini innocenti, donne e anziani, persone incapaci di proteggersi, sono stati massacrati. Villaggi su villaggi bruciati, distrutti e rasi al suolo. A supporto dell’esercito governativo, sono arrivate dal Ciad truppe per aiutare il governo nella lotta ai terroristi. Secondo Amnesty International, fino a 2.000 civili sono stati uccisi a Baga e 3.700 case e aziende sono state distrutte nell’attacco del tre gennaio scorso. Baga è ancora sotto il controllo del gruppo fondamentalista.
La violenza nel nord della Nigeria è costante. Attacchi che provocano centinaia di vittime e feriti sono notizie quotidiane, che avvengono da mesi in tutto il paese. Dal 2013, 338 scuole sono state distrutte, quasi 200 insegnanti e oltre 300 alunni uccisi solo negli stati di Yobe, Adamawa e Borno. 900.000 civili sono scappati in altre parti della Nigeria, o come profughi nei paesi circostanti. Migliaia di bambini sono rimasti traumatizzati a vita dagli orrori a cui hanno assistito, e sempre più sono quelli esposti al rischio di malnutrizione o di malattie, dato che il conflitto ostacola la sicurezza alimentare e le regolari vaccinazioni.
Un fenomeno in preoccupante crescita, è l’uso dei bambini per compiere attentati e stragi. Il reclutamento forzato di bambini e giovanissimi è una pratica sistematica di Boko Haram. I minori, vengono forzatamente imbottiti di esplosivo, per poi essere mandati nei luoghi da colpire. Da lontano, i terroristi azionano tramite un telecomando le bombe, provocando morte e distruzione. Il 10 gennaio scorso, una bambina di 10 anni è stata ricoperta di esplosivo e fatta letteralmente scoppiare nel mercato di Maiduguri, provocando 20 vittime e 18 feriti. Il reclutamento forzato di bambini e giovanissimi è una pratica sistematica dei radicali islamici. Oltre al disprezzo per la vita dei bambini, Boko Haram, non rispetta nemmeno le donne. Per loro non hanno valore e sono assimilate agli animali da barattare o uccidere a secondo delle necessità.
Nell’aprile scorso, Boko Haram si è fatto conoscere al mondo con il rapimento di 276 studentesse. Sono state convertite con la forza, sposate ai guerriglieri o vendute come schiave. Nessuno le ha più viste. E le famiglie hanno perso la speranza che il governo possa fare qualcosa. Un governo che, invece di intervenire, mostra l’immagine surreale di un Paese in campagna elettorale per le presidenziali. Mentre, a poche centinaia di chilometri, la scure dei terroristi continua a massacrare, il Presidente uscente, Goodluck Jonathan, cristiano del sud e l’ex dittatore Muhammadu Buhari, musulmano del nord, si contendono il potere.
L’attuale presidente in carica Goodluck Jonathan, eletto nel 2010, di fede cristiana e facente parte del PDP (People’s Democratic Party), ha ufficialmente lanciato la propria candidatura usando una campagna social con l’hashtag #BringBackGoodluck2015. Ovviamente la scelta ha provocato non pochi disappunti per la “politicizzazione” della campagna internazionale #BringBackOurGirls, creata con la speranza di salvare la vita alle 276 liceali rapite da Boko Haram, e che ha messo in luce le debolezze dell’attuale governo: corruzione, povertà, incuranza dei diritti umani, mancanza di sicurezza all’interno del paese e l’incapacità di fare fronte al terrorismo.
Una possibile rielezione di Goodluck, però, potrebbe minacciare una legge non-scritta nigeriana che garantisce la rotazione del governo fra nord e sud, assicurando così un’alternanza fra mussulmani e cristiani. I quattro principali oppositori del PDP, ACN (Action Congress of Nigeria), CPC (Congress for Progressive Change), ANPP (All Nigeria Peoples Party) e APGA (All Progressives Grand Alliance), si sono coalizzati ed hanno fondato, nel 2013, un unico partito l’APC (All Progressives Congress) con l’obiettivo di vincere le elezioni del 2015. Anche se molti, fra cui lo stesso Goodluck, hanno accusato il partito di appoggiare Boko Haram, l’APC si è sempre dichiarato estraneo ed ha condannato a spada tratta gli attacchi terroristici, impegnandosi con il governo federale per fermare tale minaccia. In preparazione delle elezioni del 2015, la Commissione Elettorale Nazionale, ha assicurato che prenderà tutte le misure necessarie affinché le elezioni si svolgano in maniera sicura e corrette. Non è stato però garantito che le zone attualmente sotto attacco terroristico potranno votare.
L’APPELLO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE – L’Arcivescovo di Jos, e presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria, intervistato da un noto giornale, ha lanciato un accorato appello, affinchè possano cessare le violenze contro i bambini, le donne e gli indifesi: “Non siamo vittime di serie B, il mondo si deve mobilitare per la Nigeria così come ha fatto per la Francia”. A proposito della bambine kamikaze, ha sottolineato: “Boko Haram ha alzato il tiro dello scontro, come mai in passato con metodi disumani, aberranti, da sterminio”. L’alto prelato, ha chiarito alla stampa l’obiettivo del gruppo fondamentalista, che è quello di “creare un califfato centroafricano tra Nigeria, Camerun e Niger. Le autorità stanno facendo il possibile per contrastare questa feroci violenze, ma non possono più di tanto”. Ha poi affrontato il delicato tema dell’adesione di tanta gente ai terroristi, che “sfruttano la povertà e il malessere sociale, ma anche l’ignoranza. Le bambine vengono indottrinate, le fanno il lavaggio del cervello convincendole che andranno in paradiso grazie a queste azioni. Del resto l’Africa conosce bene la tragedia dei bambini soldato”. Il conflitto violento, genera paura nella comunità cristiana e nelle minoranze. L’Arcivescovo chiede ai potenti di agire presto, per far cessare gli scontri: “la comunità internazionale dovrebbe fare di più, non solo limitarsi a proclami e condanne verbali, ma fare il possibile per mettere le nostre autorità nelle condizioni di contrastare questo fenomeno”. Dunque, è fondamentale “l’intervento della comunità internazionale, dell’Onu per trovare una soluzione al dramma nigeriano. Innanzi tutto capire chi c’è dietro Boko Haram, chi li finanzia e chi li addestra”.
Il presidente della Conferenza episcopale Nigeriana, esorta senza mezzi termini ad usare -come è stato fatto per gli attentati di Parigi-, lo stesso metro di misura, per sconfiggere il terrorismo: “Esatto, ci vuole la stessa determinazione. Lì si è consumata una tragedia, così come accade ormai quotidianamente qui da noi, ma la sensibilità e l’attenzione sono diverse. Noi abbiano ogni giorno bombe e attacchi, come quelli delle bimbe kamikaze, ma mi sembra che la mobilitazione sia assai ridotta. Non ci possono essere vittime di serie A e di serie B. Auspico che anche qui si dia vita a una grande manifestazione unitaria, occorre marciare per i nostri duemila morti. E non solo”. Cadranno nel vuoto le richieste di Mons. Ignatius Ayau Kaigama? Ad oggi la comunità internazionale ha fatto sentire in modo flebile la voce di condanna contro il terrorismo islamico in Nigeria. Non ci sono state prese di posizioni chiare. Cosa dovremmo attendere prima di un intervento per porre fine ai massacri? Forse il genocidio e lo sterminio di un intero popolo a cominciare dai bambini per finire con gli anziani e gli indifesi?
Don Salvatore Lazzara – Sacerdote da 17 anni, è cappellano militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Da Cappellano Militare ha svolto i seguenti incarichi: Maricentro (MM) La Spezia, Nave San Giusto con la campagna addestrativa nel Sud Est Asiatico, X° Gruppo Navale in Sinai per la missione di Pace MFO. Successivamente trasferito alla Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Ha partecipato alla missione in Bosnia con i Carabinieri dell’MSU. Di ritorno dalla missione è stato trasferito alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Dopo l’esperienza nei Carabinieri è tornato a Palermo presso i Lanceri d’Aosta (Esercito). Per Da Porta Sant’Anna curava inizialmente la rubrica “Al Pozzo di Sicar”; da Luglio 2014 ha assunto il ruolo di Direttore del Portale