Centinaia di personalità del mondo musulmano si sono incontrati dal 25 al 27 gennaio 2016 a Marrakech (Marocco) per chiedere pari diritti di liberi cittadini a tutti e stilare insieme una Carta che condivida i valori comuni di tutte le religioni, sotto gli auspici benevoli di sua Maestà, il re Mohammed VI del Marocco e organizzata in collaborazione fra il Ministero degli Affari islamici e della dote nel regno del Marocco e il Forum per la Promozione della pace nelle società musulmane negli Emirati Arabi Uniti.
A tale appuntamento hanno partecipato più di 300 politici, ministri, Ulema, ricercatori, scienziati e rappresentanti delle religioni interessate alla questione dello statuto delle minoranze in terra d’Islam e delle organizzazioni internazionali.
Aperta e ferma condanna, invece, per quanti usano la religione per “aggredire le minoranze” e la lotta armata “come mezzo per dirimere i conflitti e imporre il proprio punto di vista”. E dagli istituti educativi una revisione coraggiosa dei curriculum.
Nell’anno in cui si celebrano i 1400 anni della Carta (o Costituzione) di Medina, (622 circa), un contratto di natura costituzionale fra il Profeta Mohammad (pace sia su di lui) e la popolazione di Medina, (in particolare con tutte le tribù e i clan maggiormente significativi della città-oasi di Yathrib, in seguito definita Medina, inclusi i musulmani, gli ebrei e i pagani), che garantiva libertà religiosa per tutti, a dispetto della fede professata, viene redatta questa nuova dichirazione congiunta che contribuisce a sviluppare e diffondere il concetto, già ripreso a fondamento nella Costituzione marocchina del 2011, di “Islam moderato“, come unica soluzione alle devianze strumentalistiche dei vari estremismi e fondamentalismi.
Viene ribadito quindi il concetto di “tradizione di convivialità“, come continuità storica che si porto con sé l’Islàm unico moderato e giusto.
Lo scopo è quello di “…sviluppare una giurisprudenza “fondata sul concetto di ‘cittadinanza’, che sia inclusivo dei diversi gruppi [… che sia] radicata nella tradizione islamica e nei principi e negli elementi frutto dei cambiamenti globali”. E ancora, contrastare quanti usano “la religione allo scopo di aggredire i diritti delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane”. È quanto afferma un gruppo di leader religiosi, intellettuali ed esperti di fede islamica in una Dichiarazione comune volta a rilanciare il dialogo e la pari dignità fra fedi religione”.
“Su invito del re Mohammad VI del Marocco, 250 leader musulmani – fra studiosi ed esperti di legge – si sono riuniti dal 25 al 27 gennaio a Marrakesh per discutere dei diritti delle minoranze religiose nel mondo musulmano, la convivenza, la loro protezione. Alla base dell’iniziativa, la considerazione che “in molte parti del mondo musulmano si sono deteriorate in modo pericoloso negli ultimi tempi a causa dell’uso della violenza e della lotta armata come mezzo per dirimere i conflitti e imporre il proprio punto di vista”.
Viene ribadito dunque, il fermo impegno nel rispetto dei principi articolati nella storica Carta di Medina, le cui direttive contengono una serie di direttive che regolano il contratto di cittadinanza sul piano costituzionale. Fra queste vi sono la libertà di movimento, il diritto alla proprietà, la solidarietà reciproca e la difesa, così come i principi di giustizia ed eguaglianza davanti alla legge.
L’auspicio è quello di fondare tali principi su una “parola comune”, e che questa collaborazione vada oltre la tolleranza e il rispetto reciproco, affinché garantisca piena protezione ai diritti e alle libertà di tutti i gruppi religiosi, in un’ottica civile che rifugga la coercizione, il biasimo e l’arroganza.
Nella Carta si invita anche ogni singolo istituto educativo islamico e le autorità ivi preposte, a condurre una revisione coraggiosa dei curriculum educativi, che affrontino in modo onesto ed efficace ogni argomento che fomenti l’aggressione e l’estremismo, che conduca alla guerra e al caos, e comporti la distruzione delle nostre società condivise.
«Siamo tutti ex cittadini dei Cieli, ed abbiamo bisogno di lavorare insieme per farvi ritorno»
Shaykh Muhammad Abu al-Huda Al-Yaqoubi
Nel Testo si invitano i rappresentanti delle varie religioni, sette e denominazioni a contrastare tutte le forme di fanatismo religioso, diffamazione e denigrazione di ciò che le persone ritengono sacro, così come tutti i discorsi che promuovono odio e fanatismo. E, infine, si afferma che è inconcepibile usare la religione allo scopo di aggredire i diritti delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane.
“Nella nostra qualità di Amir Al-Mouminine e di protettore della religione e della Comunità e gli adepti, ci incarichiamo di mantenere i diritti dei musulmani e dei non musulmani senza distinzione tra loro”, introduce Sua Maestà Mohammad VI.
“Tra le parti luminose della storia di questo paese c’è la civiltà marocchino-andalusa che rappresenta questa convergenza interreligiosa – spiega il sovrano Mohammed VI, nel discorso di apertura del congresso –. In questo contesto i musulmani marocchini non hanno mai trattato gli ebrei come una minoranza, che erano presenti in tutte le attività e in tutti i settori”, aggiungendo che il Marocco attualmente “continua la stessa tradizione, consentendo ai cristiani e a tutte le comunità che soggiornano legalmente in Marocco, di svolgere i loro doveri religiosi presso le loro chiese”.
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