Una nuova mattanza di cristiani. Questa volta il massacro è avvenuto in Egitto dove lo Stato Islamico ha rivendicato gli attentati che hanno colpito due chiese copte ad Alessandria e a Tanta, nella regione della Delta del Nilo. Il bilancio è di almeno 38 morti e di oltre 100 feriti. Due attacchi che assumono un particolare significato perché sono stati condotti in una giornata simbolica per i cristiani, la Domenica delle Palme, a pochi giorni dalla visita nel paese di Papa Francesco e a una settimana dalla Santa Pasqua.
Secondo il quotidiano “al Ahram, l’obiettivo dell’attacco ad Alessandria sarebbe stato papa Teodoro II d’Alessandria, che aveva appena tenuto un sermone. Non è la prima volta che la comunità copta in Egitto viene prese di mira dai fondamentalisti islamici.
Dal 2011, inizio della guerra in Siria, le comunità cristiane sono state oggetto di una vera e propria persecuzione da parte dei gruppi jihadisti che in qualche modo gravitano intorno alla galassia del Califfato. La popolazione totale di cristiani in Medio Oriente va dai 12 ai 16 milioni (dati 2011), in Egitto dai 6 agli 11 milioni (con punte di 8,9 milioni nell’est del paese). In Siria nel giro di pochi sono passati da 7,7-15,4 milioni nel 2005 ad 1,7-2,3 milioni nel 2011. L’altro paese con una forte presenza cristiana è il Libano: sempre nel 2011 si contavano circa 1,8 di fedeli.
In Egitto, Mubarak invece di proteggere i cristiani li usava per dimostrare di essere l’unico che poteva evitare un conflitto con i musulmani. Il governo di al Sisi è impegnato in una dura lotta contro il terrorismo di matrice islamico e prova a proteggere sul serio i dieci milioni di Copti.
In Iraq e Siria i cristiani, che vivono in quelle zone da più di duemila anni, sono sostanzialmente protetti dalle autorità governative, difesi dagli attacchi non solo dello Stato Islamico ma anche dei gruppi ribelli di matrice jihadista che mal tollerano la presenza di minoranze religiose nell’ottica della costruzione di un’entità statuale a base islamico-sunnita. In Siria i cristiani erano sparsi in tutto il paese mentre oggi sono costretti a trovare rifugio all’estero o nelle aree sotto controllo governativo.
Nelle zone di Raqqa o Der El Zor, ancora nelle mani dello Stato Islamico, i cristiani sono scappati o sono stati uccisi. In Siria e Iraq, rispetto ad altri paesi, come vedremo in seguito, si sono verificati meno casi di incidenti contro i cristiani solo perché la gran parte di essi è fuggita dai terroristi del Califfato Per chi è rimasto (anche sfollato in altre aree), la pressione è ancora molto alta. Ma la situazione rimane comunque gravissima:
In Iraq, il numero dei cristiani è crollato da un milione e duecentomila negli anni ’90, a poco più di 250 mila nel 2015. In Siria dai 2 milioni di cristiani del 2011 si è passati a una stima che va tra le 600 mila e le 900 mila persone, con l’emblematico caso di Aleppo, dove sono rimasti solo 60 mila cristiani degli oltre 400 mila che lì vivano prima della guerra. Una persecuzione sistematica che ha coinvolto anche yazidi e altre minoranze musulmane.
Sono oltre 215 milioni i cristiani (1 ogni 3) che soffrono una grave persecuzione in questi primi 50 paesi della lista.
La World Watch List 2017 di Porte Aperte è l’annuale rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, fotografato nella mappa/classifica dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani. Coprendo il periodo che va dal 1 Novembre 2015 al 31 Ottobre 2016, la WWList misura il grado di libertà dei cristiani nel vivere la loro fede in 5 sfere della vita quotidiana: nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese in cui vivono; a queste si aggiunge una sesta voce di analisi che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono. I metodi di ricerca e i risultati sono sottoposti a revisione indipendente da parte dell’Istituto Internazionale per la Libertà Religiosa. 3 colori diversi nella mappa per segnalare 3 gradi di persecuzione (in base al punteggio): Alta (41-60), Molto Alta (61-80), Estrema (81-100).
La popolazione totale di questi 50 paesi si aggira attorno ai 4,83 miliardi, di cui 650 milioni circa sono cristiani. Tra questi 650 milioni, il 30% (cioè 215 milioni) soffre una persecuzione che va da alta a estrema. Ne deriva che 1 cristiano ogni 3 è gravemente perseguitato in questi 50 stati. Si dice “oltre” 215 milioni poiché vi sono cristiani perseguitati anche in nazioni che non rientrano nella WWList 2017 (Uganda, Nepal, Azerbaigian, Kirghizistan, Niger, Cuba e altre osservate speciali delle nostre ricerche). Il punteggio totale nella WWL è aumentato (da 3299 del 2016 a 3355 del 2017), mostrando chiaramente che la persecuzione dei cristiani in tutto il mondo tende al rialzo.
“L’oppressione islamica, – come è citato nel rapporto – con la violenta sfaccettatura dell’estremismo, rimane la fonte di persecuzione anticristiana dominante. Medio Oriente, Nord Africa e Africa Sub-Sahariana sono le regioni dove si registra maggiore persecuzione di matrice islamica. L’instabilità politica e la violenza causata da movimenti estremisti come Al-Shabaab e Boko Haram sono ormai sulle prime pagine di tutti i giornali. Una delle più gravi emergenze umanitarie, denuncia l’ONU, è causata dai Boko Haram in Nigeria, con 8 milioni di persone in pericolo di fame (Porte Aperte opera in campi di sfollati cristiani nel nord del paese portando aiuti di prima necessità)”.
“Tuttavia – continua il rapporto – anche nazioni esterne a queste aree geografiche mostrano lo stesso fenomeno. Il Pakistan, per esempio, sale al 4° posto, con una crescita della violenza e della pressione sociale anticristiana impressionanti. In ben 14 dei primi 20 paesi della lista, così come in 35 tra i primi 50, l’oppressione islamica deforma e devasta la vita quotidiana dei cristiani. La tendenza a focalizzarsi sul numero di morti distoglie l’attenzione sull’aggravamento di tutte le aree delle libertà individuali dei cristiani in questi paesi”.
Altri dati sono stati forniti dal Center for Study of Global Christianity: circa 90 mila cristiani risultano uccisi per la loro fede, cioè un morto ogni 6 minuti. Di questi, il 70 per cento sono stati uccisi in Africa perché si sarebbero rifiutati di imbracciare le armi nei conflitti tribali; il restante 30 per cento è stato massacrato durante attentati terroristici, persecuzioni ordinate dal governo (come in Corea del Nord) o durante la distruzione di villaggi. Confrontando le statistiche di tre diversi centri di ricerca degli Stati Uniti e del Censur, risulta che in 102 paesi del mondo fra i 500 e i 600 milioni di cristiani non possono professare liberamente la loro fede.
(a cura di Francesco Gori)
Fonti: World Watch List 2017 di Porte Aperte; enter for Study of Global Christianity