Fuga di massa dal Libano: i rifugiati siriani in cerca di salvezza tra Siria e Turchia


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Le operazioni militari israeliane in Libano hanno costretto migliaia di rifugiati siriani ad abbandonare il Paese e a cercare rifugio in aree della Siria fuori dal controllo del governo di Damasco, guidato da Bashar al Assad. Secondo quanto comunicato dal governo libanese, la maggior parte dei 310 mila civili che hanno lasciato il Paese dei Cedri negli ultimi giorni sono siriani: gli stessi che, a partire dal 2011, erano stati costretti a fuggire dalla Siria a causa del conflitto scoppiato nel loro Paese d’origine.

Un’organizzazione umanitaria attiva ai valichi di Al-Masnaa, al-Dabousiyah e al Arida, Shafak, ha dichiarato che circa 16.500 persone sono arrivate nelle aree del nord-est della Siria, a maggioranza curda, dove sono presenti contingenti americani. Diverse migliaia di altri rifugiati hanno invece trovato riparo nelle zone al confine nord, controllate dalle forze di opposizione sostenute dalla Turchia. I profughi in fuga hanno evitato città come Aleppo, Damasco e altre aree sotto il controllo di Assad, per timore non solo di attacchi israeliani, ma soprattutto di possibili persecuzioni da parte del regime.

Sempre secondo Shafak, i rifugiati hanno dovuto affrontare attese interminabili in lunghe code ai valichi di frontiera e, in molti casi, sono stati vittime di soprusi e abusi sia da parte delle forze militari siriane che delle forze di opposizione. La situazione rappresenta un nuovo capitolo nel cambiamento demografico che sta investendo la Siria. Nel nord del Paese, infatti, risiedono attualmente circa 5 milioni di persone, di cui 3,9 milioni sono sfollati provenienti da altre regioni. Di questi, 1,9 milioni vivono in campi profughi.

Un eventuale esodo di massa dal Libano potrebbe rappresentare un ulteriore shock demografico per la Siria e suscitare preoccupazioni anche in Turchia. In queste prime due settimane è diventato evidente che i flussi di profughi si dirigono principalmente verso nord, in direzione del confine turco. Negli ultimi anni, l’opinione pubblica turca ha assunto una posizione fortemente anti-migranti e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non può permettersi di gestire nuovi arrivi di profughi. Una crisi umanitaria di vasta portata costringerebbe Ankara a prendere misure drastiche. Attualmente, la zona sotto il controllo dei gruppi sostenuti dalla Turchia ospita circa 5,5 milioni di persone, una popolazione quasi quadruplicata rispetto agli 1,5 milioni che vi risiedevano prima dell’inizio del conflitto.

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