Gaza, firmato l’accordo di Sharm: tregua tra Israele e Hamas. Trump rivendica il successo


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(Redazione) – Dopo mesi di guerra e oltre due anni di devastazione, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco, firmato nella notte in Egitto sotto la mediazione congiunta di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. Il presidente americano Donald Trump, principale artefice dell’intesa, ha annunciato su Truth Social “una giornata storica” e ha anticipato che “tutti gli ostaggi saranno presto rilasciati” e che Israele ritirerà gradualmente le proprie truppe dalla Striscia di Gaza “secondo una linea concordata”.

I termini dell’accordo

L’intesa prevede la fine delle operazioni militari, il ritiro parziale dell’esercito israeliano, l’ingresso di aiuti umanitari e uno scambio di prigionieri. In base a fonti di Hamas e media israeliani, Tel Aviv rilascerà circa 2.000 detenuti palestinesi, inclusi 250 ergastolani, in cambio di venti ostaggi ancora in vita. La consegna, insieme al recupero dei corpi dei prigionieri deceduti, dovrà avvenire entro 72 ore.

L’esercito israeliano (Idf) ha già avviato i preparativi per il ritiro verso la cosiddetta “linea gialla”, arretrando le proprie truppe da Gaza City e da gran parte del territorio, mantenendo una presenza solo nell’area di Rafah.

Il comunicato di Hamas

In una dichiarazione ufficiale, il Movimento di Resistenza Islamica ha confermato di aver raggiunto un’intesa “dopo negoziati seri e responsabili”, finalizzata a “porre fine alla guerra di sterminio contro il popolo palestinese” e a “garantire il ritiro dell’occupazione dalla Striscia”. Hamas ha ringraziato i mediatori di Doha, Il Cairo e Ankara, oltre a Trump “per i suoi sforzi volti a fermare definitivamente la guerra”. Il movimento ha chiesto ai Paesi garanti “di obbligare Israele a rispettare pienamente gli impegni presi” e ha ribadito che “i sacrifici del popolo palestinese non andranno perduti”.

Le reazioni internazionali

L’accordo ha suscitato una reazione corale sulla scena mondiale. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha parlato di “momento storico” e il suo ministro degli Esteri Badr Abdelatty di “passaggio cruciale verso la pace”.
La premier italiana Giorgia Meloni ha definito l’intesa “una straordinaria notizia” e ha ringraziato Trump e i mediatori per gli sforzi diplomatici. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato la disponibilità dell’Italia a contribuire a una futura forza di pace.

Anche l’Unione Europea ha accolto con favore la svolta. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha esortato le parti a rispettare pienamente l’accordo, sottolineando che “questa è un’opportunità per costruire una pace duratura basata sulla soluzione dei due Stati”. Sulla stessa linea il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che ha definito l’intesa “un’opportunità cruciale da non sprecare”.

Da Parigi, Emmanuel Macron ha parlato di “immensa speranza” e ha annunciato una riunione ministeriale per coordinare il sostegno internazionale. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha invocato “una pace giusta e duratura”, mentre la Cina ha chiesto un cessate il fuoco “permanente e globale”.

Le reazioni nel mondo arabo

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si è detto “profondamente lieto” dell’accordo e ha ringraziato Trump “per la volontà politica dimostrata”. Arabia Saudita e Giordania hanno accolto positivamente la tregua, auspicando che porti al “ritiro completo delle forze israeliane da Gaza” e al rilancio del processo di pace.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha espresso la speranza che l’intesa “apra la strada a una soluzione politica sostenibile e alla nascita di uno Stato palestinese entro i confini del 1967”.

Israele diviso

Nonostante l’entusiasmo internazionale, in Israele non mancano le tensioni politiche. Il premier Benjamin Netanyahu ha parlato di “giornata storica” e promesso di “riportare a casa tutti gli ostaggi”, ma parte della sua coalizione resta contraria all’accordo. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato che voterà contro la ratifica, definendo “inaccettabile” lo svuotamento delle prigioni israeliane.
Il voto del governo sulla ratifica dell’intesa è atteso in serata.

Trump al centro della scena

L’ex presidente americano, che potrebbe visitare Israele nei prossimi giorni e parlare alla Knesset, rivendica la paternità dell’accordo e non nasconde le ambizioni per il Nobel per la pace. “Questo va oltre Gaza: è un passo verso la pace in Medio Oriente”, ha dichiarato a Fox News, promettendo che gli Stati Uniti “saranno coinvolti nel mantenimento della pace e nella ricostruzione della Striscia”.

Sul terreno, una tregua fragile

Nonostante l’annuncio della cessazione delle ostilità, nelle ore successive sono stati segnalati nuovi raid israeliani su Gaza City e Khan Yunis. Le Nazioni Unite, attraverso il segretario generale António Guterres, hanno invitato “tutte le parti a rispettare l’accordo” e a garantire “un cessate il fuoco permanente”.

Il cessate il fuoco segna l’inizio di una fase delicata. L’intesa di Sharm el-Sheikh non risolve le questioni centrali – il disarmo di Hamas, la governance di Gaza, il futuro dello Stato palestinese – ma rappresenta il primo passo concreto verso la fine di un conflitto che ha sconvolto la regione.

Come ha osservato il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, “la strada verso la pace è lunga, ma da qualche parte bisogna cominciare”.


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