Teheran, 30 gennaio 2025 – Se pensavate che la diplomazia fosse un affare serioso, ripensateci. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha risposto con una perla di sarcasmo alla più recente “genialata” di Donald Trump: deportare i palestinesi da Gaza in Egitto e Giordania. La sua controproposta? Spostare gli israeliani in Groenlandia. “Così prendiamo due piccioni con una fava”, ha dichiarato con un sorriso tagliente.
L’idea di Trump – come sempre audace, creativa e assolutamente disinteressata a qualsiasi norma di diritto internazionale – prevede lo svuotamento forzato di Gaza, con circa 1,5 milioni di palestinesi spediti nei paesi vicini. Un’operazione che, secondo lui, porterebbe pace e stabilità nella regione. A patto, ovviamente, che si ignori il piccolo dettaglio che questo equivarrebbe a una pulizia etnica su scala industriale.
Araghchi non ha perso l’occasione per mettere a nudo l’assurdità della proposta. “Se vogliamo risolvere tutto con deportazioni di massa, perché non spedire gli israeliani in Groenlandia? Trump voleva comprarla qualche anno fa, giusto? Forse è il momento giusto per concludere l’affare.” Un riferimento, neanche troppo velato, all’ormai leggendaria – e fallimentare – offerta dell’ex presidente USA di acquistare l’isola danese.
La reazione dell’Iran non è solo una provocazione. Il messaggio di Teheran è chiaro: il piano di Trump è un insulto non solo ai palestinesi, ma a qualsiasi concetto di giustizia e dignità umana. Deportare una popolazione intera per risolvere un conflitto? Questo, secondo Araghchi, è il livello di diplomazia a cui ci ha abituati Washington.
Intanto, mentre Egitto e Giordania scuotono la testa e Israele si guarda attorno cercando di capire se questa sia una proposta seria o l’ennesima boutade trumpiana, il mondo osserva con un misto di incredulità e rassegnazione. Per ora, l’unica certezza è che la Groenlandia può dormire sonni tranquilli: difficilmente si troverà coinvolta in questa surreale partita a scacchi geopolitica. (Raimondo Schiavone)