«Vedo molta disinformazione sui media italiani ed europei» sulla campagna che la Turchia ha lanciato contro i ribelli curdi del Pkk e contro il sedicente Stato islamico (Is). Lo ha affermato l’ambasciatore turco a Roma, Aydin Adnan Sezgin, in un’intervista ad Aki-Adnkronos International, replicando innanzitutto alle accuse rivolte alla Turchia di aver sostenuto o almeno tollerato in passato l’Is. Il gruppo «è nelle nostre liste delle organizzazioni terroristiche dal 2013 – ha affermato -Siamo membri della coalizione internazionale fin dal primo momento, abbiamo aiutato la gente di Kobane a combattere contro il Daesh (acronimo arabo dell’Is, ndr) e abbiamo permesso che i Peshmerga del Kurdistan iracheno passassero dal nostro territorio per raggiungere Kobane», la città siriana a lungo assediata dall’Is. Quella a cui si assiste in questi giorni, secondo Sezgin, è solo una «escalation» della lotta all’Is, dovuta all’aggravarsi della «minaccia alla sicurezza della Turchia».
«Non vogliamo il Daesh sul nostro confine», ha detto, aggiungendo che non bisogna ignorare quello che Ankara ha già fatto contro l’organizzazione. «Da quando è partita la cooperazione in materia con le intelligence europee – ha ricordato – abbiamo arrestato mille stranieri legati al Daesh, ne abbiamo messi al bando 16.000, ne abbiamo deportati più di 1.500».
«È vero – ha aggiunto l’ambasciatore – che ora abbiamo concesso le nostre basi ai velivoli con e senza pilota della coalizione impegnati contro il Daesh, ma non bisogna ignorare che già a giugno alcuni droni sono partiti dalla Turchia» per operazioni in Siria. Certo, ha ammesso, la strategia militare non basta. «Bisogna affrontare chi aiuta il Daesh – ha spiegato – e in Siria il presidente Bashar al-Assad ha una cooperazione tattica con l’organizzazione. E anche in Iraq, il Daesh non è nato in un giorno, è il frutto della politica settaria messa in atto dal precedente governo Maliki».
Per quanto riguarda le operazioni contro il Pkk, che hanno colpito obiettivi in Iraq, Sezgin ha ricordato che il gruppo è «nella lista delle organizzazioni terroristiche di molti paesi» e che «dalle elezioni del 7 giugno scorso ha eseguito in Turchia 300 attacchi terroristici, uccidendo o ferendo militari e poliziotti». «Ecco perché abbiamo reagito», ha detto, tornando a denunciare la «disinformazione» sui media internazionali. «Si è scritto – ha affermato – che il presidente del Kurdistan iracheno Masud Barzani è contrario alle operazioni turche, ma non è vero». «La Turchia sta usando il suo diritto all’autodifesa- ha proseguito il diplomatico – e lo dicono anche gli Stati Uniti».
Sulle accuse che alcuni partiti di opposizione hanno rivolto al governo di aver affossato il processo di pace con i curdi e di usare la campagna militare per fini elettorali, Sezgin ha affermato che «il processo di pace non può andare avanti mentre il Pkk esegue i suoi attacchi». «Ieri – ha poi spiegato – il governo ha informato in modo dettagliato i principali partiti di opposizione sulla sua strategia. Da allora non ci sono stati commenti, aspettiamo di sentire cosa diranno ora». In queste ore, a Bruxelles è in corso una riunione della Nato, chiesta da Ankara sulla base dell’articolo 4 del Trattato. «Sarà una riunione – ha spiegato infine l’ambasciatore – in cui informeremo e ci consulteremo con i nostri partner sulle operazioni turche, soprattutto su quelle contro il Daesh».
I ribelli curdi del Pkk «sono in Turchia da 40 anni e da 40 anni migliaia di turisti continuano a venire nel paese, in tutta sicurezza». Così l’ambasciatore turco a Roma, Aydin Adnan Sezgin, ha commentato le notizie che circolano sui media turchi in merito a un presunto allarme diffuso dalla polizia ai commissariati di Istanbul su possibili attacchi terroristici contro i luoghi affollati, alla luce della campagna lanciata da Ankara contro Pkk e Stato islamico (Is). «Istanbul o i resort turistici – ha detto l’ambasciatore in un’intervista ad Aki-Adnkronos International – non sono sotto minaccia. Ritengo e spero che non ci siano rischi per le località turistiche. Abbiamo già dimostrato di essere assolutamente in grado di gestire queste situazioni».